22.12.10

la fantastica torta di mele!

Claudia, Ischia, cannella, torta di mele, scorzette d’arancio candite, noci,
pinoli, uvetta, rum, muscovado, tabacco, liquirizia, Natale, Erna, Advent time, Apfelbrot…
Sono le parole chiave di questa ricetta!





















Ricordi di persone, sapori, profumi, atmosfere tutto racchiuso in una semplicissima torta di mele dal sapore speciale che ri-nasce per caso in un pomeriggio di fine ottobre quando Claudia arriva in cucina con la ricetta della zia!
In verità ho starvolto quella ricetta cambiando il taglio delle mele, aggiungendo le noci e sostituendo lo zucchero di canna con il Muscovado che con il suo profumo di tabacco e liquerizia rende semplicemente fantastico questo dolce!



muscovado sugar























dose per uno stampo di 26cm:
300gr farina
200gr muscovado
120gr burro
3 uova intere
Rum
1 cucchiaino da caffè colmo di cannella in polvere
1 bustina di lievito
5 mele
la buccia di un limone, grattugiata non troppo sottile
1/2 cucchiaino di sale fino
2 cucchiai colmi di uva passa
2 cucchiai colmi di pinoli
2 cucchiai di scorzetta d’arancia candita
10 noci
Miele di fiori d’arancio qb

Tagliare le mele a cubetti e condirle con il succo di un limone.
In una ciotola mettere a macerare in almeno mezzo bicchiere di rum l’uvetta, i pinoli, le noci e la scorzetta d’arancia.
Montare le uova intere con lo zucchero, ed il sale.
Aggiungere la farina, il lievito, il burro a temperatura ambiente, la cannella, la buccia di limone, metà del totale di uvetta, pinoli, noci e dell’arancia candita, il rum della marinatura e la metà delle mele.
Versare l’impasto in uno stampo a cerniera di 26cm precedentemente imburrato ed infarinato, ricoprire con il resto dell’uvetta, dei pinoli, delle noci e dell’arancia e finire con le mele.
Infornare a 160° per almeno un’ora.
Dopo aver verificato la cottura con uno stecchino di legno sformare il dolce e cospargerlo di miele di fiori d’arancio.
Questa torta si può gustare a colazione ma anche come aperitivo, accompagnata da un formaggio semi stagionato e da un bicchiere di vino rosso, o come dessert servito con della chantilly o della panna acida.
Se volete servire il dolce accompagnato dalla panna acida, montate con un frullino 250ml di crema di latte, incorporate a mano un vasetto di yogurt bianco intero e finite con miele e scorzette fresche di mandarino.

buon natale _ happy christmas _ joyeux noël _ francesco

20.11.10

dieta mediterranea! pomodori ripieni di melanzane e zucchine


Lo scorso 16 novembre l’Unesco ha proclamato ufficialmente la dieta mediterranea bene/patrimonio dell’umanità.
Questa notizia mi ha reso immensamente felice perché la dieta mediterranea è alla base del mio lavoro, della mia filosofia di vita e del mio modo di fare cucina.
Nel mio piccolo mi batto, a volte con difficoltà e diffidenza, affinché questo modello alimentare diventi una consueta abitudine per tutti.
Chi mi conosce bene sa che non rinnego la carne ed il pesce ma ciò di cui non posso fare a meno sono le verdure i legumi ed i cereali.
Ho deciso di dedicare a questo importantissimo traguardo un piatto che, pur non essendo di questa stagione, racchiude in se i colori, i sapori ed i principi di questa dieta.

pomodori ripieni di melanzane e zucchine















Dosi indicative per 4 persone:
4 pomodori grandi
10 pomodorini tagliati in quattro parti
2 peperoni non troppo grandi
2 melanzane medie
15 olive di Gaeta denocciolate
1 cucchiaio di capperi
4 spicchi di aglio interi e con la buccia
Basilico
Origano
Maggiorana
Sale
Olio EVO q.b.
pane grattugiato (poco)

pomodori ripieni di melanzane e zucchine














Innanzitutto accendere il forno a 150° poi dissalare i capperi in acqua calda, tagliare la calotta ai pomodori grandi, svuotarli della polpa quindi salarli e tenerli capovolti per trenta minuti affinché perdano l’acqua.
Sistemarli in una teglia dal bordo basso e infornarli per 15/20 minuti poi eliminare l’acqua formatasi all’interno e tenerli da parte.
Portare il forno a 200°, tagliare i peperoni a tocchetti, sbucciare le melanzane e tagliarle come i peperoni quindi condire con sale, olio e gli spicchi di aglio interi poi sistemare tutto in una teglia che contenga le verdure su un solo strato ed infornare per venti minuti.
Trascorsi i venti minuti girare le verdure ed infornare ancora per dieci minuti.
Quando le verdure saranno pronte farle raffreddare poi recuperare un aglio, togliere la buccia e schiacciarlo con la forchetta quindi mischiarlo alle verdure ed unire i pomodorini, le olive, i capperi, il basilico, l’origano e la maggiorana.
Infine con questo impasto, farcire i pomodori, spolverare cn il pane grattugiato e infornare ancora per 15/20 minuti.
A piacere potete aggiungere, alla farcia, del Parmigiano grattugiato o della mozzarella.
Prima di servire condire con olio evo a crudo.

pomodori ripieni di melanzane e zucchine














per approfondire:
LifeGate
repubblica.it

16.11.10

un Toton pour la vie

giovedì 25 novembre 2010 - Atelier Toton - Paris
Les 26, 27 et 28 Novembre 2010 à Paris " UN TOTON POUR LA VIE "
Prémiere rencontre internationale de la Famille Toton



Programmes des journées (non définitif)

Jeudi 26 Novembre
- 23h . Accueil des participants
Distribution de Soupe Pho vietnamienne et assignation des chambres

Vendredi 27 Novembre
- 10h . Petit déjeuner Yéménite (au miel et au fromage frais)
- 11h . Allocution du fondateur de la famille
- 11h 1' . Départ pour le Le musée du quai Branly "Voyage à la quête des racines du Toton".
Conférence sur place de Mr V. Genna (confirmé)

- 14h. Libre

- 19h. Présentation du "Toton à cocktail". Par Mr L. Feltrin (à confirmer)
- 20h. Présentation du "Toton à Jambon" . Par Mr R. Tremori et Mr JL Malroux (à confirmer)
- 21h. La générale du diner : " Un TOTON de Noël"
(Prises son et vidéo. Pour des questions techniques la représentation pourra être interrompue
à tout moment)

Samedi 28 Novembre

- 10h . Petit déjeuner des Sauvageons (aux confitures maison)
Présentation du " Toton pour le réveille". Par Mr G. Soigneux (à confirmer)
- 11h. Départ pour Le musée des Arts et Métiers "Voyage au cœur du fonctionnent du Toton".
Conférence sur place de Mrs L. Bove et Mrs S. Lyonnard (à confirmer)

- 14h. Libre

- 19h. Présentation du "Toton à Jouer". Par Mr Siro (à confirmer)
- 20h. Présentation du "Toton à tartiner". Par Mr Augusto Antonio Viola et Mr Francesco Tramontano
- 21h. La générale du diner : " Un TOTON pour le futur"
avec Mrs S. Converti alias Mme HevaKanta
qui présentera "Le Toton à deviner" (prises son et vidéo. Pour des questions techniques la représentation pourra être interrompue à tout moment)

Dimanche 29 Novembre

- Baci e abbracci

31.10.10

strascinate di Grano Arso con zucca, pecorino e peperoncino

Strascinate di Grano Arso con zucca, pecorino e peperoncino













Quest’estate ho continuato la ricerca di prodotti tipici ma soprattutto antichi.
La scoperta più sorprendente è stata la farina di grano arso con cui in Puglia si producono varie cose tra cui la pasta.
La farina di grano arso è prodotta dalla macinatura di grano tostato e si usa in rapporto di 1 a 3 miscelata alla farina di grano duro.
La pasta prodotta con questa farina ha un sapore e un aroma molto intenso che ricorda la crosta del pane.
Per la pasta ho seguito la ricetta dei cavatelli di Angela di Sapore dei Sassi, per il condimento invece occorrono:
800gr di zucca napoletana da pulire
2 spicchi di aglio
4 cucchiai di olio evo
Sale e pepe
Peperoncino piccante
Pecorino romano
Pulire la zucca, tagliarla a pezzi, salarla e farla stufare in padella con l’aglio e l’olio a fiamma bassa e con il coperchio fino a quando sarà cotta. Schiacciarne la metà con una forchetta poi cuocere la pasta e condire con la zucca, il pecorino, il prezzemolo e il peperoncino piccante.
A piacere una spolveratina di pepe fresco… ci sta benissimo!

Strascinate di Grano Arso con zucca, pecorino e peperoncino

7.10.10

Tobias Zielony - VELE /SAILS - Galleria Lia Rumma Napoli


TOBIAS ZIELONY
Vela azzurra, 2009-2010
C-Print. 153,5x120,5 cm. Edition of 6
Courtesy Lia Rumma

Inaugurazione sabato 9 ottobre 2010, ore 11.00
Galleria Lia Rumma - Via Vannella Gaetani 12 – 80121 Napoli
orario galleria: martedì - sabato ore 10.30-13.30 / 14.30-19.00
Dopo la prima personale italiana dell’artista: “The Hidden” (“Il nascosto”), presentata a Milano nel febbraio 2007, il progetto di Tobias Zielony “Vele”, promosso e prodotto dalla galleria Lia Rumma di Napoli, mostra un’animazione fotografica della durata di nove minuti e sedici secondi, ed in esclusiva, la parallela serie fotografica completa, costituita da 16 immagini.
Per tutto il mese di ottobre 2007, e poi a più riprese nel corso dell’anno successivo, l’artista ha esplorato, come consuetudine per il suo lavoro, il modo di presentarsi, le pose e la maniera di “ammazzare il tempo” degli adolescenti dei quartieri periferici della città, rivolgendo lo sguardo ai loro luoghi d’incontro estemporanei nella zona orientale e nell’area nord di Napoli approdando, infine, alle Vele di Scampia.
Gravati da una serie di modifiche nell’esecuzione del progetto (di Francesco di Salvo del 1962-’75), di inadempienze di carattere gestionale e, più in generale, dalle densità eccessive e dal sottodimensionamento dei servizi del piano di zona 167, questi edifici dal carattere monumentale ed antiurbano, sono stati ormai condannati all’inabitabilità da una delibera comunale e ad essere sgomberati e demoliti (il lotto L composto di tre edifici è già stato interamente abbattuto, mentre in autunno verrà presentato dal Comune il piano dettagliato di riqualificazione o sostituzione delle restanti 4 vele del lotto M). Solo un centinaio di famiglie, tra assegnatari superstiti ed occupanti, popolano ancora gli edifici ridotti ormai a rovine spettrali.
Composta da 7000 immagini scattate di notte con una reflex digitale e montate a velocità diversa da quella reale, l’animazione fotografica “Le Vele di Scampia” restituisce in termini di linguaggio filmico il disagio di chi vive o frequenta questi luoghi. Si tratta del terzo lavoro video realizzato dall’artista dopo “The Deboard”, presentato nella sezione “Play Forward” del festival cinematografico di Locarno ‘08 e “Big Sexyland”, entrambi del 2008.
In questa parte di città che ospita, oltre ai quartieri di edilizia sovvenzionata e ai “parchi” delle cooperative private in convenzione, anche un campo rom – e quindi sui pianerottoli della Vela celeste (per il progettista l’unità d’abitazione b), modelli identitari d’oltreoceano (la sub-cultura hip-hop e la break dance, per esempio) declinazioni locali di codici globali, ed unici strumenti di reazione alla noia e al degrado, si sovrappongono e confondono con una forte identità locale.
L’opera di Tobias Zielony non si limita a riproporre una cifra stilistica, pur fortemente connotata, ma è prassi osservativa del reale. Per questo il suo lavoro ha subito a Napoli, più che in altre aree metropolitane, delle suggestioni suscitate dalla particolarità del contesto caratterizzato da un vertiginoso tasso di disoccupazione giovanile (50%) e in cui sussistono contemporaneamente estesi fenomeni d’illegalità e sparuti nuclei di resistenza culturale che hanno attivato, con una diffusa pratica associazionistica, iniziative sociali di vario tipo.
Tobias Zielony è nato nel 1973 a Wuppertal e si è formato alla Accademia di Arti Visive di Lipsia. Ha studiato fotografia documentaria all’Università del Galles, Newport. Ha ricevuto numerose borse di studio negli Stati Uniti, e dal settembre 2009 ha la cattedra di fotografia artistica alla Kunst Hochschule fuer Medien di Colonia. Attualmente vive e lavora a Berlino. Il progetto “Vele” è stato esposto alla Kunstverein di Amburgo (giugno-luglio 2010) e in quella di Dortmund (settembre-novembre 2010).


TOBIAS ZIELONY
Stairs, 2009-2010
C-Print. 93x114 cm. Edition of 6
Courtesy Lia Rumma

Opening Saturday 9 October 2010, 11 a.m.
Galleria Lia Rumma – Via Vannella Gaetani 12 – 80121 Naples
Gallery opening hours: Tuesday – Saturday 10.30 a.m.-1.30 p.m. / 2.30 p.m.-7 p.m.
After “The Hidden”, the artist’s first solo exhibition in Italy, which was held in Milan in February 2007, Tobias Zielony’s “Vele” project, promoted and produced by Galleria Lia Rumma in Naples, includes a photographic animation that lasts nine minutes and sixteen seconds and, as an exclusive exhibit, the complete accompanying photographic series of 16 pictures.
For the entire month of October 2007, and then on a number of occasions during the following year, the artist worked in his usual way, examining how adolescents like to appear to others, the poses they adopt, and the way they “kill time” in the suburban districts of the city. He looked at the places they choose for meeting up at in the eastern area and in the north of Naples, eventually ending up at the Vele in Scampia.
Hampered by a series of modifications to the original plans (by Francesco di Salvo, 1962-75), by management failures and, in more general terms, by the excessive housing density and insufficient services facilities in the 167 zone plan, these monumental, anti-urban buildings have now been condemned as uninhabitable by a municipal resolution. They are to be cleared and demolished. Plot L, with three buildings, has already been razed to the ground, and in the autumn the local municipality will present its detailed plan for redeveloping or replacing the remaining four “sails” in plot M. Only about a hundred families – the last remaining assignees and occupants – still live in the buildings, which have now been reduced to ghostlike ruins.
Consisting of 7000 shots taken at night with a digital reflex camera, and edited at an artificial speed, the Le Vele di Scampia photographic animation uses the language of cinema to convey the deprivations of those who live in or frequent these places. This is the artist’s third video work after The Deboard, which was shown in the “Play Forward” section of the 2008 Locarno film festival, and Big Sexyland, of the same year.
As well as the subsidised-housing districts and the authorised private-cooperative “parks”, this part of the city is also home to a Rom camp – on the landings of the light-blue Vela (“housing units” for the designer) – with American sub-culture models (hip hop and breakdance, for example), which are local versions of global codes and the only means of reacting to boredom and urban decay, overlapping and interacting with a very strong local identity.
Tobias Zielony’s work goes beyond simply presenting a stylistic code, however distinctive it may be, for his is a process that observes reality. This is why, more than in other metropolitan areas, his work has been influenced by the very particular characteristics of the context, which is afflicted by a staggering level of unemployment among the young (50%), in which there are both widespread forms of illegality and some sparse centres of cultural resistance which, through a pervasive system of associations, has led to social initiatives of various types.
Tobias Zielony was born in Wuppertal in 1973 and studied at the academy of visual arts in Leipzig. He studied documentary photography at the University of Wales, Newport. He has received several scholarships in the United States and, since September 2009, he has held the chair of Artistic Photography at the Kunsthochschule für Medien in Cologne. He currently lives and works in Berlin. The “Vele” project was shown at the Kunstverein in Hamburg (June-July 8, 2010) and in Dortmund (September-November 2010).

29.8.10

Polpette di tonno con insalata di carote, barbabietole e origano fresco


Per circa 10 polpette

400gr tonno fresco
2 cucchiai di olio extra vergine d’oliva
50gr tra pinoli ed uvetta
1 cucchiaino di origano secco
un bel po’ di prezzemolo
sale e pepe
50gr parmigiano ma anche meno
1-2 cucchiai di pane grattugiato
2 uova

Tritare grossolanamente i pinoli.
Tagliare il tonno a cubetti.
Riscaldare in una padella l’olio con i pinoli fino a che saranno dorati poi aggiungere l’uvetta, l’origano ed il pepe e fare cuocere per due minuti quindi levare dal fuoco e versare il tutto in un recipiente che possa contenere tutti gli altri ingredienti.
Aggiungere il tonno, il prezzemolo, le uova leggermente sbattute, il parmigiano, il pane grattugiato ed impastare delicatamente con le mani senza “strizzare” il tonno.
Se l’impasto dovesse essere troppo morbido aggiungere altro pane grattugiato.
A questo punto procedere con le polpette.
Le polpette non devono essere sferiche ma schiacciate in modo tale che la cottura possa essere molto, molto breve. In questo modo il tonno rimarrà morbido e soffice.
Per la cottura ungere, con un filo d’olio evo, una padella antiaderente e appena sarà caldo cuocere velocemente le polpette, spolverizzando con sale e pepe.
Sistemare le polpette nei piatti e guarnire con la ruchetta, l’insalata di carote e barbabietole ed il suo sugo.
Per l’insalata:
cuocere 4-5 barbabietole intere, di medie dimensioni, per 30/40 minuti in acqua bollente poi pelarle e tagliarle a cubetti.
Pelare 4-5 carote e tagliarle a cubetti.
Unire le carote e le barbabietole e condirle con la buccia di un’arancia, un bel po’ di origano fresco, olio extra vergine d’oliva, aceto di vino rosso e sale.

22.7.10

I Profumi dell'orto

E' veramente dificile rimanere indifferenti dinanzi ad uno spettacolo del genere!
Pomodoro, basilico, pane e olio d'oliva.



13.6.10

involtini di melanzane

Una ricetta semplicissima il cui sapore dipende però...
dalla bontà della materia prima!

Per quattro persone
2 melanzane lunghe di media grandezza
250gr di fior di latte fresco e succoso
6 pomodorini dolci
12 foglie di basilico
2 cucchiai di parmigiano grattugiato
olio evo q.b.
sale
pepe


Tagliare le melanzane a fette nel senso della lunghezza.
Spennellare le fette con olio evo ed infornarle a 200° per 10 minuti o comunque fino a quando saranno dorate e morbide.


Quando le melanzane saranno fredde, salarle e cospargerle di parmigiano poi adagiare su ogni fetta del fior di latte, tagliato sottile, mezzo pomodorino e finire con una spolverata di pepe.

Arrotolare e fermare ogni involtino con uno stuzzicadenti di legno.

Questi bocconcini di melanzana, possono essere serviti freddi oppure ripassati in forno per pochi minuti.
In entrambi i casi li accompagno con un sugo bollito di pomodoro e basilico, olio evo a crudo, scaglie di parmigiano ed altro basilico.

Per il sugo:
1 scatola di pelati da 400gr
basilico
2 cucchiai di olio evo
sale

Passare i pelati col passaverdura (fori grandi) direttamente in una piccola casseruola in cui avrete già messo, sul fondo, qualche foglia di basilico poi aggiungere sale, due cucchiai di olio evo, coprire e far bollire a fiamma bassissima per non più di 8-10 minuti.

2.6.10

Le primizie dell’orto del Monastero

Eccole… le prime zucchine dell’orto del Monastero con i loro fiori giallo arancio hanno inondato la cucina!
A seguire arriveranno le cipolle, i peperoncini verdi, i pomodori, i peperoni gialli e rossi, le melanzane, le zucche ed un mare di basilico verde farà compagnia all’origano in fiore, alla maggiorana, alla salvia, al rosmarino, al mirto ed alle numerose varietà di insalata.
I veri sapori dell'estate!


Insomma, niente a che vedere con le verdure dei supermercati a cui purtroppo siamo tutti abituati.
Per chi ancora non lo sapesse la maggior parte delle verdure de “la cucina del Monastero” provengono dal piccolo orto, circondato dal mare, in cima al Castello Aragonese di Ischia.
L’orto, 100% biologico, è lo stesso che nei secoli passati ha fornito la cucina del convento di clausura di Santa Maria della Consolazione, oggi Albergo Il Monastero.
Questi prodotti sono “a chilometro zero”. Tra l’orto e la cucina c’è solo una rampa di scale e talvolta sono io stesso a raccoglierli, secondo necessità, direttamente dalle piante.
La consapevolezza di avere a disposizione una materia prima così speciale mi fa scegliere, per essa, una cottura molto veloce e ridotta al minimo così da poter assicurare che le verdure del Monastero vanno dall’orto alla tavola “passando velocemente” dalla cucina.
Buon appetito a tutti!
Francesco


Le cipolle in fiore!

4.5.10

Lia Rumma Milano, OPENING NEW GALLERY

Lia Rumma Opening Party
CLS Architetti Milano: Visualizza il progetto della nuova Galleria

ETTORE SPALLETTI
Inaugurazione sabato 15 maggio 2010, ore 12
Galleria Lia Rumma, Via Stilicone 19, Milano
orario galleria: martedì - sabato, ore 11.00-13.30 / 14.30-19.00
dal 15 maggio al 18 settembre 2010

Lia Rumma apre il il nuovo spazio a Milano in Via Stilicone 19 con una mostra di Ettore Spalletti (Cappelle sul Tavo, 1940), artista che, a partire dalla metà degli anni Settanta, ha creato un linguaggio sospeso tra pittura e scultura, in una attenzione rivolta alla luce ed allo spazio, ricordando tanto l’astrazione moderna, quanto le geometrie della pittura rinascimentale. Le sue campiture cromatiche ricoprono forme essenziali, che, nell’apparente contenimento entro i propri contorni geometrici, diventano evocative grazie alla qualità della pittura che le informa.
Le forme sono disegnate, poi riportate su legno, carta o pietra, e infine dipinte. Il disegno dunque non è che il supporto dell’opera, che nasce soltanto quando il colore prende corpo. Lo spessore di colore è ottenuto attraverso la stesura di strati successivi di un impasto di gesso e pigmenti, in un procedimento lento, che tiene conto dei diversi tempi di essiccazione. Il colore si rivela soltanto nel momento finale di questo lungo processo, quando l’abrasione provoca la scomposizione dei pigmenti, rendendo le superfici polverose, come pelle dalla consistenza vellutata, con infinite sfumature e variazioni tonali. Poco a poco, il disegno annega nel corpo nascente del colore e accede allo statuto che Spalletti stabilisce per esso, quello del contorno. Non c’è pittura nel senso tradizionale del termine, ma identificazione tra colore e supporto, non c’è scultura nel senso del modellato, perché la carta abrasiva cancella ogni eco di emozionalità. I colori che caratterizzano il lavoro di Spalletti sono tenui, sempre attraversati dal bianco del gesso che impedisce loro di bloccarsi in un assetto definitivo, restituendo alle superfici un respiro che rimanda alla vita e alla sua figuratività.
“Disporre i colori uno dopo l’altro per descrivere un’immagine, aprendo lo sguardo a luoghi sconosciuti... l’azzurro è un colore atmosferico, gli azzurri usati nelle mie opere sono sempre diversi, anche dosi quasi impercettibili li distinguono. Uso l’azzurro perchè è un colore che non si presenta mai attraverso la superficie del suo esistere ma è un colore in cui siamo immersi continuamente. E così il rosa… uso il rosa perchè è il colore dell’incarnato, quindi ha sempre la possibilità di trasformarsi a seconda della nostra emozionalità. Nel dormiveglia del mare troviamo il grigio argento. Il grigio è accoglienza, è un colore che si muove verso il bianco ma anche verso il nero,che offre la più alta qualità di tutti i colori.”
Mostre personali sono state dedicate a Spalletti da istituzioni prestigiose come il Guggenheim Museum di New York, il Museo di Capodimonte a Napoli, Il Musée de Strasbourg, lo SMAK di Gent e il MUHKA di Anversa, la South London Gallery di Londra, il Musée d'Art Modern de la Ville de Paris, il Kunstverein di Monaco, il Museum Folkwang di Essen, la Henry Moore Foundation di Leeds, Villa Medici a Roma ed il Museum Kurhaus di Kleve. Diverse le partecipazioni a mostre internazionali, tra cui Documenta VII e IX a Kassel e la XL, XLIV, XLVI, XLVII Biennale di Venezia.

Ettore Spalletti
Opening Saturday 15 May 2010, 12 pm
Galleria Lia Rumma, Via Stilicone 19, Milan
Gallery opening times: Tuesday - Saturday, 11 am -1.30 pm / 14.30
pm-7 pm
from 15 May to 18 September 2010

Lia Rumma is pleased to announce the opening of a new gallery in Milan in Via Stilicone 19 with an exhibition of the work of Ettore Spalletti (Cappelle sul Tavo,1940). Since the mid-70s, the artist has created a language that is suspended between painting and sculpture, focusing on light and space, an approach which is reminiscent of both modern abstract art and the geometry of Renaissance painting. His chromatic backgrounds cover essential forms which, through the apparent containment within their geometric outlines, become evocative due to the quality of the painting with which they are imbued.
The forms are drawn, then transferred to wood, paper or stone, and finally painted. The drawing is therefore simply the support for the work, which only comes into being when the paint materialises. The thickness of the paint is obtained by applying successive layers of mixtures of plaster and pigments, a slow process which takes account of the varying times required for the paint to dry. The colour is only revealed in the final moment of this long process when abrasion causes the decomposition of the pigments, making the surfaces powdery, like velvety skin, with an infinite range of shades and tonal variations.
The drawing gradually drowns in the emerging body of paint and attains the statute that Spalletti establishes for it, that of the outline. There is no painting in the traditional sense of the term, but identification between paint and support; there is no sculpture in the sense of shaping, because the abrasive paper cancels all signs of emotivity. Spalletti’s works are painted in delicate colours over which he always applies white chalk. This prevents the paint from setting in a definitive structure,giving the surfaces a breadth that alludes to life and its figurativeness. “Arranging colours one after the other in order to describe an image, taking the observer on a voyage into the unknown … blue is an atmospheric colour; the blues I use in my works are always different; they can even be distinguished by almost imperceptible quantities of paint. I use blue because it is a colour which never presents itself through the surface of its existence but is a colour in which we are continuously immersed. And the same goes for pink…I use pink because it is the colour of the flesh, so it can always be transformed according to our emotions. In the drowsiness of the sea we can find silver grey. Grey is welcoming, it is a colour that moves towards white but also towards black, which offers the highest quality of all colours.”
Solo shows devoted to Spalletti’s works have been held at prestigious institutions such as the Guggenheim Museum in New York, the Museo di Capodimonte in Naples, the Musée d’Art Moderne et Contemporain in Strasbourg, the SMAK in Ghent and the MUHKA in Antwerp, the South London Gallery in London, the Musée d'Art Modern de la Ville in Paris, the Kunstverein in Munich, the Museum Folkwang in Essen, the Henry Moore Foundation in Leeds, Villa Medici in Rome and the Museum Kurhaus in Kleve. He has taken part in various international exhibitions, such as Documenta VII and IX in Kassel and the 40th, 44th, 46th and 47th editions of the Venice Bienniale.

30.3.10

Toton Gallery Paris - Spazio al design firmato Napoli, Salone del Mobile di Milano 12-17 aprile 2010

Esposte le creazioni dell’ architetto partenopeo Antonio Viola

Giovani promesse ormai consacratesi su alcuni importanti mercati internazionali, vecchi leoni che ancora fanno scuola. Al Salone del mobile di Milano il Sud c’è anche quando si parla di design. Anzi: il contributo dei progettisti meridionali non è affatto marginale, se è vero che a produrne e distribuirne le opere o il frutto delle loro ricerche sono spesso e volentieri importanti marchi del Nord. Caso emblematico è quello di Antonio Viola, napoletano di origine e di studi, trapiantato a Parigi, dove insegna alla Sorbonne. Dopo il successo ottenuto all’edizione 2009 della kermesse, Viola torna a Milano con il suo marchio Toton e la libreria Yuu, prodotta da Sergio Borella e distribuita da
100X100 design di Giuseppe Cerutti. Il fiore all’occhiello della sua ricerca è questo originale mobile senza mensole,
un "sistema di arredamento" che può essere montato in infiniti modi e con varianti di colori e accessori come pozzetti elettrici, mensole, scrivanie, classificatori e scomparti chiusi. Di fatto, si tratta semplicemente di assi (di sezione 2 centimetri per 6 e lunghi fino a sei metri), in alluminio laccato, il cui incrocio, fissato da un nodo, crea il supporto su cui poggiare libri e oggetti. L’anno scorso al Salone del Mobile Viola espose prototipi della libreria. Quest’anno, anche in virtù della vetrina dell’edizione
2009, il designer di origine campana porta a Milano il prodotto ormai entrato in produzione industriale. Toton, la sua azienda, è composta da un gruppo di ingegneri, fisici, avvocati, informatici,pubblicitari e persino un pianista e un grand gourmet. «Il nostro lavoro - spiega il designer – parte sempre da una storia che crea un desiderio o, forse, un’esigenza. E da qui cerchiamo di immaginare ambienti e oggetti che lo esaudiscano».

Estratto da:
sole 24 ORE Sud
del 7 aprile 2010 pagine 4 e 5
a cura di Francesco prisco


Il marchio Toton è anche Toton Gallery - Paris



L'atelier Toton apre le sue porte. Creazione, incontri, ed ospitalità. Un nuovo modo di abitare tra creazione e cordialità.
Questo spazio si trova a 50m della Piazza della Bastille.

Toton Gallery
opens its doors. Create, meet, eat, sleep at the Bastille, in this space in the center of Paris. Organizing exhibitions, to dinner, stay from 4 to 7 days, and even more.

Toton Galerie ouvre ses portes. Créer, se rencontrer, manger, dormir à la Bastille, dans cet espace en plain cœur de Paris. Organisation... des expositions, dîners, séjours de 4 à 7 jours, et même plus.


sullo sfondo della Toton Gallery, la libreria Yuu



Particolari della libreria Yuu



1.3.10

strascinate con crema di fave, menta e peperoni cruschi


Questa volta sono partito dal punto d'arrivo e cioè da un piatto in ceramica realizzato da Antonio Fasano, bravissimo artigiano di Grottaglie - Taranto - Puglia :-)!
Ancora la Puglia e la Basilicata mi ispirano, con i loro prodotti, a realizzare qualcosa di speciale.
Sono stato subito colpito dal decoro di questo piatto che se pur apparentemente complesso è invece disarmante per la sua semplicità. Una serie di cerchi e di punti che hanno scatenato la mia immaginazione facendomi pensare a degli occhi, a dei fiori, ad un ricamo ma anche a qualcosa di antico direi quasi primitivo e poi il verde ramino che cambia colore durante la cottura a testimonianza della magia che accade nel forno alla temperatura di 700-900 gradi per circa 12 ore.
Insomma ci voleva qualcosa di particolare e guardando, cosa restava, nel pacco delle bontà che ho comprato da Angela ho pensato di utilizzare le strascinate ed i peperoni cruschi abbinati al purè di fave.
E’ così venuto fuori un piatto ricco dai sapori decisi ma reso al tempo stesso fresco e primaverile dal gusto intenso della menta fresca.

Per 2 persone
100gr di fave secche
140gr di strascinate
le foglie di due rametti di menta fresca
2 peperoni cruschi fritti in olio extravergine d’oliva
Pecorino Canestrato di Moliterno grattugiato
Olio extravergine d’oliva

Preparate un purè di fave come indicato sulla confezione poi friggete due peperoni cruschi e teneteli da parte.
Portate a bollore dell’acqua, salate e cuocete le strascinate per circa 15 minuti poi prima di scolare conservate un paio di mestoli dell’acqua di cottura.
Scolate la pasta e saltatela in un salta pasta col purè di fave diluito con un mestolo d’acqua di cottura, due cucchiai di olio extravergine d’oliva, sale, pecorino e molta menta. Se necessario aggiungete altra acqua.
Finite con i peperoni cruschi sbriciolati e servite!

Il piatto in ceramica con il decoro in verde ramino è stato realizzato
da Antonio Fasano
Bottega Ceramica Antonio Fasano
Via Caravaggio, 7
74023 Grottaglie (TA)
tel/fax 099 5661871

Le fotografie di questo post sono di Giulio Cesare Fella

24.2.10

Un giro veloce tra Milano e Genova ed alcune considerazioni sul cibo semplice.

In questi giorni ho scoperto nuovi prodotti e nuove iniziative di qualità.
E’ cresciuta in me, ancora di più, la volontà di contribuire alla divulgazione di un’ alimentazione sana che possa essere sopratutto alla portata di tutti dal punto di vista dei prezzi al dettaglio.
Il mio interesse ed i miei obiettivi sono sia quello di promuovere la tradizione gastronomica/alimentare locale come elemento culturale sia quello di indirizzare le nuove generazioni, e non solo, verso nuove tendenze di vita in modo tale da prevenire le malattie della nostra epoca quali celiachia, obesità, anoressia/bulimia.
Per quanto riguarda la conoscenza e la divulgazione di prodotti di qualità desidero segnalare il Riso della Lomellina dell’Azienda agricola Motte.
Qualche giorno fa mi sono state donate alcune confezioni per poterlo assaggiare ed ascoltando la storia di questo riso ho provato da subito un grande rispetto sia verso il prodotto sia verso coloro che, con grandi sacrifici, lo producono.
Appena possibile dedicherò un approfondimento sulla storia dell’Azienda agricola Motte ed un post “gastronomico” al Riso della Lomellina visto che ho avuto l’opportunità di verificare l’eccellenza di questi prodotti.
Per il momento, potrete visitare il sito da cui ho riassunto le seguenti informazioni.
L’azienda Agricola Motte si trova nel territorio del Comune di Langosco (PV) e ricade all'interno di una vasta area, di elevato pregio ambientale, che è stata indicata dalla regione Lombardia come Zona di Protezione Speciale (ZPS) e denominata "Risaie della Lomellina".
Il basso livello di antropizzazione, la scarsa densità abitativa e la presenza di una risicoltura di lunga tradizione sono gli elementi che caratterizzano questa zona.
L' azienda ha un indirizzo colturale eminentemente basato sulla produzione di riso, tuttavia sono presenti anche appezzamenti coltivati a mais e grano introdotti nell'avvicendamento colturale al fine di interrompere la monosuccesione risicola e sfruttare così i benefici naturali della rotazione agraria.
L' Azienda Agricola Motte si propone quindi come partner affidabile per quella fascia di consumatori attenti alla qualità, alla genuinità e alla provenienza dei prodotti alimentari.
In particolare l'Azienda Agricola Motte si rivolge a Gruppi di Acquisto Solidale (G.A.S.), a ristoratori , a piccole comunità e, più in generale a tutti coloro che decideranno, durante una gita tra le Garzaie della Lomellina, di fare una visita in azienda per acquistare un prodotto sano espressione di un territorio e delle sue tradizioni.

Altro discorso riguarda Genova. Città regale, di mare e di luce.
Camminando per le strettissime stradine che scendono verso il porto, attratto dal bagliore di un forno a legna, ho scoperto un luogo speciale… L’Antica Trattoria Sa Pesta.

Appena entrati si viene accolti dal grandissimo forno a legna sulla cui bocca, in grandi teglie di rame stagnato, cuociono farinate di ceci e torte salate di cereali, formaggi e verdure preparate seguendo le antiche ricette della tradizione ligure.

All’interno tutto è rimasto volutamente com’era e ci si accomoda dove si trova posto dividendo il tavolo con altri commensali.
Pochi piatti dai sapori veri ed autentici. Io ho gustato le squisite farinate, le trofie al pesto, le alici al verde ed il baccalà con le patate... Tutto assolutamente da non perdere!

16.2.10

Bistecca di Pesce Spada con spinaci allo zenzero, salsa di soia e sesamo.



Ed eccoci arrivati ad un’ altra parte di me quella che utilizza alimenti, quali lo zenzero e la salsa di soia, estranei alla tradizione della cucina italiana.
Lo zenzero ormai lo si trova molto facilmente e conosciute sono le sue proprietà antiossidanti. Un grosso bicchiere di acqua calda, con del succo di zenzero fresco, bevuto prima dei pasti favorisce e stimola la digestione. La salsa di soia sostituisce il sale oltre che a dare un gusto forte e definito.

2 bistecche di Pesce spada
la buccia di un limone non trattato
1 spicchio di aglio a fettine
un mazzetto di prezzemolo sforbiciato
olio evo
1 cucchiaio raso di semi di sesamo tostati
2 cucchiaio di salsa di soia salata

400gr di spinaci
1 cucchiaio di olio evo
succo da centrifuga di 2 cm di radice di zenzero fresco



Mettete in un piatto dal bordo alto le bistecche di spada con dell’olio evo, l’aglio a fettine sottili, la buccia del limone tagliata a julienne, il prezzemolo e lasciate marinare a temperatura ambiente per almeno un ora.

Nel frattempo cuocete gli spinaci a vapore e sistemateli nei due piatti.
Condite con un cucchiaino di olio evo ed il succo della radice di zenzero. (attenzione perché è molto piccante, vi consiglio di iniziare con un cucchiaino raso e poi aggiungerne altro se necessario).
Non aggiungete sale!

Trascorso il tempo della marinatura riscaldate una padella antiaderente o una griglia e quando sarà calda adagiatevi il pesce e spennellate con il solo sugo della marinatura.
Cuocete per non più di quattro/cinque minuti per lato, a secondo dello spessore delle bistecche, ricordando che è meglio che il pesce rimanga rosato all’interno anziché bianco e asciutto!
Prima di levare il pesce dalla padella spruzzatelo con un goccio di salsa di soia poi conditelo con il sesamo e sistematelo nel piato con gli spinaci.
Finite con l’aglio, il prezzemolo e le bucce di limone e se volete, con altra salsa di soia.

p.s. Ricordatevi di non salare nulla perché la salsa di soia è molto salata.
Quando dovrete marinare del pesce o della carne, e nella marinatura c’è dell’olio, non metteteli in frigorifero perché a bassa temperatura l’olio tende a solidificarsi e non otterrete l’effetto desiderato.

9.2.10

Purè di Cicerchie dell’Alta Murgia con funghi Cardoncelli saltati e scaglie di Pecorino Canestrato di Moliterno


Questo piatto nasce dal ricordo dei sapori di un viaggio nelle fantastiche terre di Puglia e Basilicata.
Città dalle bellezze mozzafiato, paesaggi forti e terra aspra, paesaggi verdi ricchi di uliveti sconfinati e terra rossa, formaggi, verdure, vini, olii, frutta e sapori antichi di millenni da custodire, tramandare e far apprezzare a chi ancora non conosce la saggezza e la forza di questi magici luoghi.

Ingredienti per 4 persone:
250gr di Cicerchie
500gr di funghi Cardoncelli della Murgia
olio extravergine d'oliva qb
1 cipolla bianca
1 spicchio di aglio
1 pizzico di bicarbonato
un cucchiaio di aghi di rosmarino fresco
un cucchiaio di foglie di prezzemolo fresco
scaglie di Pecorino Canestrato di Moliterno

Mettete a bagno le cicerchie per una notte poi scolatele, lavatele e trasferitele in una pentola capiente.
Coprite le cicerchie di acqua e fate si che questa le superi di almeno 2 dita quindi accendete a fiamma forte e portate a bollore.
Appena bolle aggiungete un pizzico di bicarbonato, abbassate la fiamma, girate e togliete la schiuma in eccesso quindi fate cuocere per almeno 90 minuti.
Aggiungete il sale solo a cottura ultimata e controllate che il livello dell’acqua non scenda mai al di sotto delle cicerchie. Ogni volta che sarà necessario aggiungete dell’acqua bollente.
Quando le cicerchie saranno cotte, scolatele dall’acqua in eccesso che terrete da parte, passatele al passa verdura, mettete il purè in una pentola e tenetelo al caldo a bagnomaria.
Se il purè dovesse risultare troppo solido aggiungete un po’ dell’acqua di cottura delle cicerchie.

le cicerchie crude
le cicerchie reidratate e spellate
i cardoncelli
Pulite i funghi con una spazzola e tagliateli a pezzi grossi poi conditeli con la cipolla affettata, l’aglio tritato e gli aghi del rosmarino fresco sforbiciato.
Scaldate, in una padella antiaderente, un cucchiaio di olio evo e quando sarà ben caldo gettate nella padella un pugno di funghi.
Fateli saltare a fiamma vivace e cuoceteli fino a che non sarà completamente evaporata la loro acqua.
Continuate così fino a quando non avrete terminato la cottura di tutti i funghi.
A questo punto suddividete il purè di cicerchie in quattro piatti, aggiungete i funghi, le scaglie di pecorino, qualche foglia di prezzemolo, se volete del peperoncino piccante fresco e servite accompagnando il piatto con del pane tostato e dell’olio extra vergine d’oliva a crudo!

7.2.10

gnocchi di ricotta e spinaci



Izn, del pasto nudo, mi ha messo la pulce nell’orecchio ed oggi mi sono svegliato con l’idea che dovevo fare questi gnocchi per risolvere la questione gnoccosa :-)
(leggete i commenti di questa ricetta)
Volevo degli gnocchi di ricotta che fossero morbidi ma che al tempo stesso non si rompessero in cottura.
Partendo da questa ricetta ho diminuito la farina ed aggiunto il parmigiano ed un albume all’impasto.
L’idea è quella di avere degli gnocchi che siano come l’interno di un raviolo! Per 25 gnocchi:
250 grammi di ricotta di pecora
70 grammi di farina 0
2 cucchiai di parmigiano
1 albume d’uovo
1 pugno di spinaci
sale
ghee*
salvia
parmigiano
pepe
sale
noce moscata

Lavate gli spinaci, asciugateli e tritateli, a crudo, grossolanamente.
Amalgamate la ricotta con la farina, il parmigiano, l’albume d’uovo, gli spinaci e un pizzico di sale senza lavorare troppo l’impasto.
Portate a bollore l’acqua poi salate ed abbassate la fiamma.
Con l'aiuto di due cucchiaini da caffè (non potrete lavorare l'impasto con le mani) formate degli gnocchi e fateli cadere nell'acqua. Dal momento che vengono a galla, prolungate la cottura per altri 3-5 minuti.
Alzateli con un mestolo forato e passateli in un salta pasta dove avrete fatto sciogliere del ghee o del burro condito con delle foglie di salvia fresca, sale, pepe e noce moscata.
Saltate per qualche minuto, aggiungete anche due gocce d’acqua in modo che si formi una squisita emulsione, ed impiattate.
Servite con Parmigiano appena grattugiato.

Potete anche cuocerli prima e poi saltarli in un secondo momento.

*Ghee o burro chiarificato
Si ottiene facendo sciogliere il burro a fuoco bassissimo max. 30 minuti. Una volta sciolto lo si lascia raffreddare poi lo si priva delle impurità che galleggiano in superficie e lo si filtra per 2 volte in un colino a trama sottilissima facendo attenzione a non versare l’acqua e la caseina che dovranno restare sul fondo della pentola in cui si è fatto sciogliere il burro.
La particolarità del ghee è che non brucia quindi adatto a sopportare le cotture più lunghe, per approfondire le notizie leggi qui.

1.2.10

cavolfiore con tripoline, olive di Gaeta e pinoli


Non ci sono mezze misure, il cavolfiore o lo si ama o lo si odia!
Qualche giorno fa camminando per Napoli, sono entrato in un palazzo attratto dal bellissimo cortile che si intravedeva dalla strada.
Appena due passi dopo il portone, ho sentito l’odore del cavolfiore ed immediatamente la mia memoria è andata indietro nel tempo ai ricordi di quando da bambino andavo a trovare mio padre in ufficio e Zi Marì (la portiera) un giorno su due cucinava il cavolo il cui profumo si diffondeva dalla sua cucina in tutto il palazzo.
Questa che ho scritto sotto è la versione classica, un po’ brodosa, ma se volete potete ridurre al minimo la quantità di acqua e ottenere un sugo con cui condire la pasta.

Per 4 persone
Un cavolfiore da 1kg
3 cucchiai di olio evo
1 spicchio di aglio
10 olive di Gaeta snocciolate
2 cucchiai di pinoli
acqua bollente q.b.
150gr di tripoline spezzate
pepe nero
peperoncino piccante fresco

Lavare e con le mani ridurre in cimette il cavolfiore.
In una pentola capiente far soffriggere lo spicchio di aglio in tre cucchiai di olio extravergine d’oliva.
Quando l’aglio sarà biondo unire i pinoli e dopo poco le olive snocciolate e tagliate a metà.
Lasciare cuocere per un paio di minuti ed aggiungere il cavolfiore poi tanta acqua quanto basta a coprire il cavolo.
Quando il cavolfiore sarà cotto unire nella stessa pentola la pasta e se necessario altra acqua bollente.
Portare a cottura e prima di servire spolverizzate con del pepe nero e del peperoncino piccante fresco.