24.12.09

Gli Struffoli... Il più arabo dei dolci napoletani!


Profumi del Marocco per il mio dolce preferito della tradizione natalizia napoletana.
Questa è la mia versione, senza cocozzata (zucca candita) e senza diavulilli (confettini colorati) ma con solo miele di fiori d’arancio e scorzette di mandarino!
Un dolce semplicissimo dal sapore veramente unico che unisce due culture apparentemente molto distanti.



Per gli struffoli:
400gr di farina 00, 4 uova intere, sale, un cucchiaino di essenza di fiori d’arancio.
Lavorare tutti gli ingredienti a mano e far riposare. Dividere l’impasto in tanti pezzi e proseguire come per degli gnocchi di piccola dimensione.
Friggere gli struffoli in olio bollente pochi alla volta e farli scolare su carta assorbente.
Quando gli struffoli saranno freddi, fate sciogliere a bagnomaria 500gr di miele di fiori d’arancio poi unite le bucce tritate di due mandarini e gli struffoli.
Mischiate bene tutto, versate in un grande piatto e finite con lo zucchero a velo.

17.12.09

Risotto alla zucca con olio e semi di zucca



Amo la zucca e la utilizzo per tantissimi piatti sia salati che dolci.
La zucca si sposa benissimo con la carne e con il pesce ma anche con le altre verdure (finocchi e sedano rapa) , con le spezie (curcuma, cumino indiano, zafferano, semi di mostarda, chiodi di garofano, cannella, ginger, macis, peperoncino) e con i formaggi (parmigiano, pecorino, ricotta, taleggio, provola, gorgonzola)
Nei miei viaggi di lavoro ho ritrovato la zucca a Taraoudant, in Marocco, come ingrediente necessario per il cous cous vegetariano. In Messico ho scoperto che i semi di “calabaza” tostati, salati e macinati sono un ingrediente fondamentale della cucina messicana. In Austria poi, non solo si mangiano i semi di zucca glassati con lo zucchero ma si utilizza tantissimo l’olio di semi di zucca (kürbis kernöl) per condire soprattutto l’insalata di patate.
Girovagando su internet potrete trovare un’infinità di versioni di risotto alla zucca. La mia ricetta è un omaggio alla sola zucca e suoi derivati!
Esistono moltissime varietà di zucca. Io preferisco la zucca napoletana, di forma allungata di colore verde-arancio all’esterno ed arancione intenso all’interno. Questa zucca, rispetto alle varietà tonde, è meno dolce, molto più umida e ha una consistenza meno farinosa.
Si presta bene per sughi e condimenti ma non come farcitura per ravioli perché tenderebbe ad inumidire troppo la pasta.

Per 2 persone
400gr di zucca napoletana da pulire
2 spicchi di aglio
2 cucchiai di olio evo
sale
140gr riso superfino (roma – carnaroli)
50gr burro
25gr parmigiano
25gr di pecorino romano
½ cipolla
1 dito di vino bianco secco
0,5lt di brodo vegetale
1 cucchiaio di semi di zucca tostati e macinati grossolanamente
2 cucchiaini di olio di zucca

Pulite la zucca e tagliatela a pezzi poi fatela stufare in padella, con uno spicchio d’aglio e 2 cucchiai di olio, a fiamma bassa e con il coperchio fino a quando sarà cotta.
In una pentola per risotti fate rosolare per 10 minuti a fiamma bassa, in 30gr di burro, un trito composto dalla cipolla ed un piccolo spicchio di aglio.
Aggiungete il riso e fate tostare per 2-3 minuti a fiamma alta cercando di non bruciare nulla :-) poi sfumate con il vino bianco ed aggiungete subito un mestolo di brodo e metà della zucca.
Continuate la cottura per circa 15min aggiungendo il brodo quando necessario. A cottura ultimata aggiungete il resto della zucca ed allontanate la pentola dal fuoco.
Condite con 20gr di burro ed i formaggi poi coprite e lasciare riposare per un paio di minuti.
Trascorsi 3-4 minuti impiattate e cospargete su ogni piatto i semi di zucca, versate un cucchiaino di olio di zucca e… altro formaggio se volete! (meglio pecorino)

1.12.09

La Certosa di Padula


Non ci sono parole per descrivere la bellezza del Parco Nazionale del Cilento e del Vallo di Diano.
Lo scorso week-end ho visitato La Certosa di Padula.
Pur essendo un luogo al di fuori di ogni immaginazione, di uno splendore mozzafiato, non esiste né un sito web né una piccola guida che venga consegnata al visitatore al momento dell’acquisto del biglietto d’ingresso.
Dalla Guida Rossa del Touring Club Italiano sulla Campania:
La Certosa di San Lorenzo, uno dei più grandiosi monumenti dell’Italia meridionale, estesa su una superficie di 51500 m², compresi i chiostri, il cortile ed il giardino fu realizzata per volere di Tommaso Sanseverino, conte di Mársico nel 1306, ma la costruzione si protrasse fino ai primi decenni del XIX secolo. L’aspetto prevalente dei vari corpi dell’edificio è barocco. L’impressione che si riceve dalla visita all’imponente complesso è veramente grandiosa e molto suggestiva.
Il monastero fu assai ricco e dava generosa ospitalità a pellegrini e a forestieri. Nel 1535 vi fu ospite, nel viaggio trionfale da Reggio a Napoli, dopo l’impresa di Tunisi, Carlo V, che vi cenò: secondo la tradizione, i monaci prepararono per lui e per il seguito una frittata di mille uova.

La certosa fu soppressa dal Governo francese, che vi alloggiò 20 mila soldati; col ritorno dei Borboni tornarono anche i Certosini, fino alla soppressione del 1866. Durante la guerra 1915-18 e dal 1940 al 1944 la Certosa fu adibita a campo di concentramento.


Il Chiostro Grande, vastissimo rettangolo di 15000m², a due ordini di portici su 84 archi, del 1690.
Lungo il portico si aprivano i quartieri dei Certosini, costituiti ciascuno da 3-4 stanze, dall'alcova, da un portichetto, da una loggia coperta e da un giardinetto con fontana. Accanto all'ingresso del quartiere è il finestrino per il quale si passava il cibo e un buco donde si porgeva il lume.
All'interno della certosa la Chiesa è ornata da bassorilievi con scene della vita di San Lorenzo.



L'interno della Chiesa dalla struttura ogivale, con volte a crociera, presenta una decorazione di epoca barocca.




Nel lato nord-occidentale, in una torre ottagona, è la grande ed elegante scala ellittica, costruita da Gaetano Barba nel 1761-63, che con due rampe porta al piano superiore, dov'è una galleria che gira sopra il chiostro e che serviva come passeggiata per i monaci.



Per ulteriori informazioni su Padula, sulla sua storia e su cosa visitare, Nicola Cestaro segnala www.padula.info

19.11.09

Tortino di Alici e molliche di Pane su foglia di limone

Ecco uno di quei piatti con cui chi mi conosce mi identifica subito.



Come promesso cercherò di spiegare qualcosa in più delle mie preparazioni oltre che a scriverne le ricette.

Questo è un piatto estremamente semplice i cui due ingredienti principali, le Alici ed il Pane, ben rappresentano la storia e l’evoluzione dell’uomo.
Tutti conoscono le Alici ed altrettanto note sono le sue caratteristiche nutrizionali. Molti le disprezzano, si avete letto bene. Molti, soprattutto nella fascia di popolazione borghese di media cultura, disprezzano le alici perché le considerano un pesce “povero” uno di quei pesci che se hai ospiti illustri… fai brutta figura!
Addirittura alcuni non le considerano pesce.

Io amo le Alici ed in particolare tutto il pesce azzurro (palamiti, sgombri, tonno, sauri etc. etc.) prima di tutto perché si presta a tantissime interpretazioni e poi perché è molto saporito. In definitiva lascio che siano altri a dilettarsi con le ricciole, le pezzogne, i dentici, i saraghi e roba varia!
Il secondo ingrediente di questa ricetta è il Pane.
Ho verso il Pane un rispetto estremo non solo perché è simbolo della fatica dell'uomo ma anche perché è la magia dell’ unione di due elementi semplici quali acqua e farina.
Ed ora parliamo della ricetta:
Esistono numerosissime ricette a proposito delle “alici ammollicate” (che in italiano significa Alici con la mollica).
Questa è la mia interpretazione in onore alla ricetta della Signora Donatella Di Masi da Capaccio (SA), cilentana DOC!
Donatella è una donna saggia che fa il Pane in casa (quello vero impastato con la sola forza delle mani senza nessuna impastatrice, partendo dal criscito o pasta madre) non per essere alla moda ma perché ha sempre fatto così da quando è nata!
Donatella il Pane lo cuoce nel forno a legna e poi dal Pane fa degli strepitosi biscotti di grano che sono gustosissimi anche conditi solo con olio d’oliva, sale e nulla più!
Donatella è una di quelle signore che tutti, io per primo, avrebbero voluto avere come maestra.
Donatella cucina, impasta, inforna e sforna senza mai, mai, mai… seguire una ricetta.
Lei custodisce tutto nella sua memoria.
Grazie Donatella da parte mia e da parte di tutti coloro che passando dalla mia cucina si “inchinano” per la bontà e raffinatezza di un piatto incredibilmente semplice.
Non ho cambiato molto delle parole con cui Donatella mi ha raccontato di questo piatto, ho solo specificato le dosi, ho modificato il metodo di cottura ed ho scelto di prepararlo in singole porzioni, sulla foglia di limone, per una questione di praticità.




Ingredienti per quattro persone:

500gr di alici, considerate 6 pezzi a persona
250gr di mollica di pane raffermo
1 limone (buccia e succo)
olio extravergine d’oliva
sale
pepe
mezzo spicchio di aglio
prezzemolo spezzettato con le mani
4 foglie di limone


Aprite a libro le alici, eliminate la testa e la spina centrale.
Lavatele e fate scolare l’acqua in eccesso.
Mettete la mollica del pane, spezzettata grossolanamente, nel mixer poi aggiungete un cucchiaio di olio e l’aglio precedentemente schiacciato con uno schiaccia agli.
Azionate il mixer scegliendo la max velocità e l’opzione PULSE.
Schiacciate e rilasciate subito il pulsante per un paio di volte in modo da ottenere delle briciole non troppo piccole.
Dopo aver lavato ed asciugate le foglie di limone mettetele in una teglia di alluminio usa e getta e spennellatele con dell’olio evo.
Adagiate su ogni foglia tre alici con la parte argentata verso l’alto.
Salate, pepate, distribuite un po’ di buccia di limone, un po’ d’olio e un cucchiaino di succo di limone.
Cospargete le alici di mollica di pane senza esagerare, e proseguite con un altro strato di alici.
Condite ancora con sale, pepe, buccia di limone, olio evo e succo di limone.
Finite con le restanti molliche.


Accendete il forno al max della temperatura 250° - 300° e quando sarà caldissimo infornate la teglia con i tortini per un tempo che può variare da un minimo di 5 ad un max di 8 minuti a secondo del vostro forno o comunque fino a che le molliche saranno dorate ma non più di 10 minuti altrimenti le alici seccheranno. Impiattate i tortini, versate su ognuno un cucchiaino di succo di limone, cospargete di prezzemolo e servite con dell’insalata mista o dei pomodori o come volete.





12.11.09

William Kentridge - Napoli 14 novembre 2009 - 20 gennaio 2010



Ma cosa centra l’arte con il cibo… perché dedicare post ad artisti e non alle ricette?
Come ho già detto in altre pagine, l’arte ha un ruolo fondamentale nella mia vita ed è parte di me.
Non sono un artista, non sono un critico sono solo una persona estremamente sensibile che trae spunto, si confronta e rimane affascinato dal talento altrui.
William Kentridge è uno dei più grandi artisti viventi.
Da napoletano desidero ringraziare:
William Kentridge per l’attenzione che attraverso il suo lavoro ha riservato negli anni alla città di Napoli, soprattutto in un momento di totale devastazione come quello attuale.
Lia Rumma la cui tenacia ammirevole e capacità indiscussa hanno permesso la realizzazione di questa mostra.
Fabrizio Tramontano per il complesso lavoro di ricerca che solo lui poteva fare!
Inoltre gli staff della Galleria Lia Rumma, del Museo di Capodimonte, del Museo Madre e tutti coloro che hanno reso possibile questo evento.
Grazie!




english text below

Sabato 14 novembre alle ore 12, si inaugura al Museo di Capodimonte, la mostra “Strade della città (ed altri arazzi)”, allestita nel grande salone che ospita i Cinquecenteschi Arazzi d’Avalos. Al posto di tali opere storiche, William Kentridge collocherà undici arazzi -di cui sei monumentali di nuova produzione- bozzetti e disegni su documenti e mappe in originale del Regno di Napoli e piccole sculture di bronzo, concepiti e realizzati appositamente per la mostra.

Si tratta di opere legate alla serie degli Horse e Nose tapestries, proseguimento ideale della Porter Series, gruppo di lavori di dimensioni più contenute che presentano ombre in processione proiettate su carte geografiche, realizzati dall'artista a partire dal 2001.
Se la prima serie – dichiara l’artista - raffigurava “porters”, questa è equestre. Si tratta di figure equestri antieroiche, in una crociata senza speranza attraverso la storia, cavalieri e cavalli in cerca di una terra promessa, piuttosto che della Terra Promessa”.
Nei Nose tapestries si fa esplicito riferimento al breve racconto di Gogol Il naso, del 1836. Tristan Shandy di Sterne (1759) e Don Chischiotte di Cervantes (1601) gli antecedenti letterari di questo racconto che utilizza l’assurdo come espediente narrativo.
Nella storia di Gogol, il naso abbandona il volto del suo proprietario e assurge a maggiore autorità e prestigio di questi tentando di trasformarsi appunto in eroe equestre. Vengono descritti i tentativi dell'assessore di collegio Kovalèv di rintracciare e riappropriarsi del suo organo del senso, e delle parallele solitarie avventure di questo per le vie di San Pietroburgo.
Oltre alla “cartografia biblica” dell’Egitto e della Palestina, una decina di incisioni che ritraggono la città di Napoli e il suo territorio, rappresentano “il paesaggio di sfondo” delle avventure del “Naso” in veste di eroe equestre. Ciò a conferma del forte legame dell’artista - già regista ed autore nell’ottobre 2006 delle scene del “Flauto Magico” al Teatro San Carlo - con la città di Napoli, nei secoli terra di conquista e di soprusi, ma anche musa pittoresca e inquietante per le arti e la cultura.

MADRE, Museo d’Arte Contemporanea Donna Regina
I am not me, the horse is not mine ”
Lecture/Performance con proiezione

Lo stesso giorno, alle ore 20, al Museo Madre di Napoli, l’artista terrà una conferenza in forma di performance accompagnata da una proiezione video, dal titolo “I am not me, the horse is not mine”. Il titolo di questo lavoro deriva da un’espressione contadina russa utilizzata per negare la colpa e usata da Bukharin, il fedele luogotenente di Lenin, in una seduta del Comitato Centrale del 1937 nel tentativo di sottrarsi alla “purga” staliniana, e infine, alla morte.
Dal palcoscenico del Madre, Kentridge leggerà alcuni frammenti estratti dalla trascrizione di questo processo sommario, e brani tratti dal citato romanzo di Gogol. Kentridge ha presentato questo lavoro per la prima volta nel 2008 alla Biennale di Sidney, insieme alla omonima installazione di 8 frammenti video.
Nel 1930 Il Naso viene trasposto in opera da Dimitri Šostakovič nel clima della repressione staliniana. A marzo del 2010 Kentridge curerà la regia e le scene dell’opera per il “Metropolitan Opera- Lincoln Centre” di New York.

Dal 1997, anno della sua partecipazione alla X edizione di Documenta a Kassel, le personali di William Kentridge (Johannesburg, 1955) ospitate nei musei e nelle gallerie di tutto il mondo si sono moltiplicate, a cominciare dal MCA di San Diego (1998) e dal Museum of Modern Art di New York (1999). Nel 1998 il Palais des Beaux-Arts di Bruxelles ha presentato una mostra antologica delle sue opere, che tra il 1998 e il 1999 si è spostata in altri musei europei. Una nuova retrospettiva delle sue opere, curata da Carolyn Christov-Bakargiev, è stata ospitata nel 2004 nelle sale del Castello di Rivoli e poi in molti altri musei in Europa, Canada, Australia e Sudafrica. Il 2009 ha segnato l’avvio di una nuova, grande mostra itinerante, che è partita da San Francisco e ha toccato vari musei del Texas, della Florida, il MoMA di New York, prima di passare in Europa.

Si ringrazia Lia Rumma per la collaborazione.



Foto di Danilo Donzelli
courtesy Galleria Lia Rumma

Museum of Capodimonte,
“Streets of the city (and other tapestries)”

On 14 November at 12.00 pm, the exhibition “Streets of the city (and other tapestries)” will be opened. In the large reception room that contains the famous d’Avalos tapestries, William Kentridge will place eleven newly made monumental tapestries, sketches and drawings on original documents and maps of the Kingdom of Naples and small sculptures in bronze, all designed especially for the exhibition.

The works are linked to the series of the Horse and Nose tapestries, the ideal continuation of the Porter Series, a group of smaller works which present a procession of shadows projected onto maps, made by the artist beginning in 2001.
“While the first series,” says the artist, “depicted ‘porters’, this one is equestrian. They are antiheroic equestrian figures, in a hopeless crusade through history, riders and horses in a search of a promised land, rather than the Promised Land”.
In the Nose tapestries explicit reference is made to Gogol’s short story The Nose, written in 1836. Tristan Shandy by Sterne (1759) and Don Quixote by Cervantes (1601) are the literary precedents for this tale which uses the absurd as a narrative expedient.
In Gogol’s story, the nose abandons its owner and rises to greater authority and prestige, trying to become an equestrian hero. The story describes the attempts by the state councillor Kovalèv to trace and regain possession of his organ and the parallel solitary adventures of the nose along the streets of St Petersburg.
Besides the “biblical map” of Egypt and Palestine, ten or so engravings depicting the city of Naples and the surrounding region represent the “background landscape” of the adventures of the “Nose” in the guise of an equestrian hero. This confirms the strong link of the artist – already director and set designer of the “Magic Flute” at the San Carlo Theatre in October 2006 – with the city of Naples which has, over the centuries, been the land of conquest and injustice but also a picturesque and disturbing muse for the arts and culture.


MADRE, Donna Regina Museum of Contemporary Art
“I am not me, the horse is not mine ”
Lecture/Performance with projection


On the same day, at 8.00 pm, at the Madre Museum in Naples, the artist will give a talk in the form of a performance accompanied by a video projection entitled “I am not me, the horse is not mine”. The title of the work derives from a Russian peasant expression used to deny guilt and used by Bukharin, Lenin’s faithful deputy, in a meeting of the Central Committee in 1937 in an attempt to escape the Stalinist purge and finally death.
From the stage of the Madre museum, Kentridge will read several fragments taken from the transcription of this summary trial, and extracts taken from the previously mentioned story by Gogol. Kentridge presented this work for the first time in 2008 at the Sydney Biennial, together with the installation of 8 video fragments with the same name.
In 1930 The Nose was made into an opera by Dimitri Šostakovič in the chilling atmosphere of Stalinist repression. In March 2010 Kentridge will direct and design the sets of the opera for the “Metropolitan Opera- Lincoln Centre” in New York.

Since 1997, the year of his participation at Documenta X at Kassel, many solo exhibitions of the work of William Kentridge (Johannesburg, 1955) have been held in museums and galleries throughout the world, beginning with the MCA in San Diego (1998) and the Museum of Modern Art in New York (1999). In 1998 the Palais des Beaux-Arts in Brussels presented an anthological exhibition of his works which moved to other European museums between 1998 and 1999. A new retrospective of his works, curated by Carolyn Christov-Bakargiev, was held in the rooms of the Castello di Rivoli in 2004 and then in many other museums in Europe, Canada, and South Africa. 2009 marked the start of large new travelling exhibition which began in San Francisco and then moved to various museums in Texas, Florida, MoMA in New York, before being transferred to Europe.

Our thanks go to Lia Rumma for her help and assistance.

Foto di Danilo Donzelli
courtesy Galleria Lia Rumma

9.11.09

personale di Michele Guido


Dedico il post di oggi al mio amico Michele Guido con il quale ho condiviso e condivido moltissime emozioni sia presso la galleria di Lia Rumma sia in giro per il mondo! Michele domani, martedì 10 novembre 2009, inaugura la sua personale presso la galleria Z20 di Roma. Ringrazio Michele per avermi offerto la possibilità di cucinare in suo onore in occasione dell'opening opportunità però negatami dalle bruttissime condizioni meteo che mi impediscono di raggiungere il continente!



Z2O Galleria l Sara Zanin
http://www.z2ogalleria.it/

presenta

Michele Guido
z2o Garden Project _2009
Testo di Maria Giovanna Mancini

10 novembre- 30 dicembre 2009

Inaugurazione
martedì 10 novembre 2009 alle ore 18.30

La Z2O Galleria Sara Zanin è lieta di presentare la personale dell’artista Michele Guido dal titolo Z2O Garden Project _2009





L’ellisse, figura geometrica molto ricorrente nella storia dell’architettura romana, nell’allestimento proposto diventa la chiave di volta di un giardino ideale che invade tutto lo spazio espositivo; da essa si generano il triangolo e il quadrato che si inscrivono nel disegno della pavimentazione e danno origine alle aiuole rettangolari che si sviluppano sulle pareti.
Qui trovano luogo sulla parete di sinistra alcune foto che fanno parte del “Victoria Regia Garden Project” (in parte mostrato nel 2008 presso la Fondazione A. Pomodoro) e su quella di destra, particolari di piante che l’artista riprende nei giardini botanici. Tale allestimento è pensato dall’artista per unire l’esperienza visiva delle immagini presentate, all’esperienza tattile, rappresentata dall’inserimento delle stesse all’interno di una vera e propria installazione, che coincide con l’intera superficie disponibile: “il suo sguardo ravvicinato e l’immagine stampata ingrandita fanno sì che l’osservatore si immerga completamente in essa. Così le superfici di piante esotiche divengono piani irriconoscibili nella loro ondulazione e le imperfezioni diventano strane evoluzioni della forma” (A. Iori, Note all’inizio del millennio – M.G. – Torino – V-9)

Su una delle due quinte, che delimitano lo spazio, “Liquidambar 07.03.07”, che in origine era un frutto sferico, è stato sezionato e trasformato in un cubo; in quella diametralmente opposta troviamo ”Physis #1”, un ovale di ghiaccio, che ricorda la forma ellittica della pavimentazione.

L’artista sarà presente all’inaugurazione



veduta parziale dell'installazione, galleria Z20 di Roma

Michele Guido nasce ad Aradeo (Le) nel 1976. Diplomato presso l’A.A.B.B. di Brera, vive e lavora a Milano.
Ha partecipato a diverse mostre personali e collettive tra cui SEGNARE/Disegnare, Accademia di San Luca, Roma, 19 ottobre – 6 Novembre 2009, Concorso. Internazionale per Giovani Scultori, Fondazione Arnaldo Pomodoro , Milano (2008), Loading, a cura di Francesca Boenzi, Castello Baronale, Acerra, Napoli (2006), Corsswork#1, Giardino del Complesso di Santa Cristina, Bologna (2006), MenoTrenta, Museo “A. Olmo”, testo Aldo Iori, Savigliano (CN), 2005, Talk to the City, Careof & Viafarini, Milano, 2004, Liaisons(nessi), a cura di J. de Sanna, Chiesa di S. Cristoforo, Lodi, 2003, Start 3, Kulturzentrum alte Kaserne, Winterthur (Zh), Svizzera, 2002, Salon I ’01, Museo della Permanente, Milano, 2001, Journee portes ouvertes, Ecole Nationale Supérieure d’Art de Nancy, Francia, 2000



veduta parziale dell'installazione, galleria Z20 di Roma

8.11.09

l'anima del cibo - la crostata di mele e mandorle di Adriano Continisio

Sento la necessità di associarmi all’evento di solidarietà nei confronti di Adriano Continisio e la sua crostata di mele e mandorle ma allo stesso tempo mi permetto di aggiungere a quanto è già stato detto, rispetto al plagio delle ricette, delle riflessioni alle quali sono giunto grazie anche alla mia esperienza.
Tante volte sono stato accusato di dare le mie ricette con troppa faciltà da chi non capisce cosa c’è dietro questo lavoro.
Sappiate però che non solo il cibo ha un’anima, e più precisamente l’anima di colui/colei che lo prepara, ma in più rispecchia fedelmente lo stato d’animo dell’esecutore in quel preciso momento.
Con questo voglio dire che potranno copiare le ricette, fare un copia incolla dai vari blog, potranno non citare la provenienza, potranno accanirsi nell’eseguire 1000 volte una certa preparazione ma la probabilità che una data cosa riesca bene non è imputabile alla ricetta ma alla capacità e all’esperienza dell’esecutore che volta per volta interviene, cambia e talvolta corregge gli errori della ricetta originale.
Ecco il motivo per cui non mi preoccupo di vedere le mie e le altrui ricette attribuite ad altri perché sono consapevole della unicità di ognuno di noi.
Dal punto di vista etico poi il discorso cambia ma… la mancanza di lealtà di una persona non la si cura imponendo la provenienza di uno scritto.
Se poi, sono andato oltre, ed il problema è solo quello di vedere comparire il proprio nome ogni qual volta lo si digita su google allora la faccenda è decisamente più seria!

3.11.09

cibo per la mente

Tutti hanno bisogno di stimoli, emozioni, sogni e altro per nutrire il proprio cervello e far si che questo produca qualcosa che induca il prossimo ad emozionarsi. Si può essere più o meno ricettivi l’importante è non temere il confronto con la vita, con gli altri, con il mondo ed essere consapevoli che nulla è per sempre, tutto cambia, tutto si trasforma.
Io mi considero molto fortunato per aver avuto l’opportunità di trascorrere alcuni anni della mia vita accanto a delle persone speciali e fuori dal comune ed è per questo che ho deciso di raccontare gli aspetti più personali del mio lavoro.
Sarebbe stato facile postare un paio di ricette e mostrare agli altri quello che già tutti possono vedere.
Ma… a chi sarebbe interessato l’ennesimo blog di questo tipo?
Molto probabilmente qualcuno potrà annoiarsi ma chi non vuol leggere è libero di navigare altrove chi invece vorrà farlo potrà approfondire la lettura.
Non ricordo esattamente quando ho deciso che da grande avrei voluto fare il cuoco perché è come se l’avessi sempre saputo salvo però poi cadere in un baratro profondo durato dalle superiori all’università.
Il primo forte stimolo a rincorrere il sogno perduto l’ho ricevuto dell’arte contemporanea.
All’inizio non capivo cosa fosse e quali meccanismi ruotassero intorno a questo mondo.
Avevo tutti i giorni davanti ai miei occhi opere che normalmente si vedono nei musei. Vedevo lavori nascere dalle mani degli artisti. Emozioni fortissime che suscitavano in me delle reazioni e dei pensieri.
Così un po’ alla volta quelle che io pensavo fossero delle certezze hanno iniziato a sgretolarsi lasciando il posto a nuove idee e nuovi modi di affrontare la vita. Avevo la sensazione che qualcosa o qualcuno stesse aprendo il mio cervello per farmi capire che, nonostante non avessi una formazione professionale necessaria, potevo realizzare ciò che volevo.
Così è stato!
La strada è ancora lunga, ce ne vorrà di tempo per arrivare e per poi…
ricominciare inseguendo un altro sogno!

29.10.09

cibo semplicemente

La mia idea di cibo l’ho sintetizzata in due parole…
cibo semplicemente.
Cibo semplicemente è una storia fatta di ricette classiche, sapori semplici ed una ricerca precisa di ingredienti di qualità.
E’ la capacità di accostare e bilanciare sapori antichi, che solidamente risiedono nella memoria della mia cultura familiare, a sapori nuovi e sconosciuti che derivano da altre esperienze.
Cibo semplicemente è la capacita di aprirsi in modo umile a nuove conoscenze senza temere il confronto e senza avere pregiudizi.
Cibo semplicemente è la cucina semplice di casa, popolare ma ingentilita, fatta con ingredienti tipici della cultura gastronomica del sud Italia forti e decisi.
Per mantenere la sua assoluta natura artigianale resta una cucina esclusiva, per pochi, con la completa assenza di prodotti surgelati, pre-cotti o pre-assemblati.
I pomodori e le verdure sono accompagnati dai tipici odori mediterranei quali il basilico, i capperi, l’origano, la maggiorana, le olive, il prezzemolo, il rosmarino, la salvia, l’alloro, il sedano, l’aglio, la cipolla, la ruchetta, la menta il mirto ed il lentisco.
Questi stessi profumi li ritroviamo abbinati poi alle paste, alle zuppe, alle pizze, alle carni e ai pesci.
Le cotture sono brevi nel rispetto dei sapori e della consistenza delle materie prime.
L ’olio extra-vergine d’oliva è aggiunto quasi sempre a crudo.
Cibo semplicemente è anche cucina vegetariana con le stesse caratteristiche sopra descritte.
Nascono così piatti di cereali, verdure e legumi secchi dal gusto sia mediterraneo (come la zuppa di cavolo verza e fagioli) che speziato (come l’insalata di quinoa speziata con lenticchie) caratterizzati da materie prime tipiche dei paesi orientali e africani.
Cibo semplicemente è anche cucina ayurvedica, con molte cose in comune con la cucina dell’India del Sud. E’ una cucina prevalentemente vegetariana i cui elementi di base, serviti tutti assieme in un grande piatto, sono i cereali ed il riso accompagnati dal dhal (piatto di legumi secchi), dalle verdure, dai chutney, dal poori (il pane fritto speziato) e il lassi (bevanda a base di yogurt e frutta). Ciò che caratterizza questa cucina e la differenzia fortemente dalla cucina occidentale è l’uso delle spezie. Alla base della cucina ayurvedica ci sono proprio le spezie e le erbe aromatiche che posseggono proprietà particolari in grado di rafforzare e stimolare gli organi e le ghiandole del sistema digerente.
Infine cibo semplicemente è assenza di elementi decorativi perché nasce da un’idea di cibo povero (di casa) e non perfetto il cui elemento fondamentale è il contenuto e non l’aspetto!
Francesco Tramontano

My idea of cooking can be summarised in two Italian words “cibo semplicemente” (or “simply food”)
Cibo semplicemente is a story made up of classic recipes, simple flavours and a careful search for quality ingredients.
It is the capacity to combine and balance traditional flavours, which are firmly embedded in my family memories, with new unknown flavours that derive from other experiences.
Cibo semplicemente is the capacity to show humility and openness to new ideas without being afraid to make comparisons and without prejudice.
Cibo semplicemente is simple home cooking with a few refinements, made with the traditional ingredients of southern Italian cuisine with its strong, no-nonsense flavours.
In order to retain its completely homemade nature, it has to remain an exclusive cuisine for few people, with the complete absence of frozen, pre-cooked or pre-assembled ingredients.
Tomatoes and vegetables are accompanied by typical Mediterranean herbs and flavourings such as basil, capers, oregano, marjoram, olives, parsley, rosemary, sage, bay leaves, celery, garlic, onion, rocket, mint, myrtle and mastic.
These herbs are then used to flavour pasta dishes, soups, pizzas, meat and fish.
Cooking times are short in order to respect the flavours and consistency of the raw ingredients.
Extravirgin olive oil is almost always added as a finishing touch to a dish.
Cibo semplicemente also means vegetarian cooking using the same procedures as described above.
This has led to the creation of dishes with cereals, vegetables and legumes with both a Mediterranean touch (like our soups with cabbage and beans) and spicy flavours (like the warm salad of lentils and quinoa) characterised by the traditional raw ingredients of the Orient and Africa.
Cibo semplicemente also comprises ayurvedic cooking, which shares many elements with the food of southern India. It is essentially vegetarian cooking whose basic ingredients, served altogether on a large dish, are cereals and rice accompanied by dhal, vegetables, chutney (which consist of various types of spicy sauces with pieces of fruit and/or vegetables), poori (fried spicy bread) and lassi (a drink based on yoghurt and fruit). What characterises this type of cookery and distinguishes it from western food is the use of spices. Ayurvedic cookery is based on spices and aromatic herbs which possess special properties that can strengthen and stimulate the organs and glands of the digestive system.
Lastly, cibo semplicemente means the absence of decorative features because it stems from the idea of simple, imperfect (homemade) food whose essential feature is content rather than appearance!
Francesco Tramontano