24.2.10

Un giro veloce tra Milano e Genova ed alcune considerazioni sul cibo semplice.

In questi giorni ho scoperto nuovi prodotti e nuove iniziative di qualità.
E’ cresciuta in me, ancora di più, la volontà di contribuire alla divulgazione di un’ alimentazione sana che possa essere sopratutto alla portata di tutti dal punto di vista dei prezzi al dettaglio.
Il mio interesse ed i miei obiettivi sono sia quello di promuovere la tradizione gastronomica/alimentare locale come elemento culturale sia quello di indirizzare le nuove generazioni, e non solo, verso nuove tendenze di vita in modo tale da prevenire le malattie della nostra epoca quali celiachia, obesità, anoressia/bulimia.
Per quanto riguarda la conoscenza e la divulgazione di prodotti di qualità desidero segnalare il Riso della Lomellina dell’Azienda agricola Motte.
Qualche giorno fa mi sono state donate alcune confezioni per poterlo assaggiare ed ascoltando la storia di questo riso ho provato da subito un grande rispetto sia verso il prodotto sia verso coloro che, con grandi sacrifici, lo producono.
Appena possibile dedicherò un approfondimento sulla storia dell’Azienda agricola Motte ed un post “gastronomico” al Riso della Lomellina visto che ho avuto l’opportunità di verificare l’eccellenza di questi prodotti.
Per il momento, potrete visitare il sito da cui ho riassunto le seguenti informazioni.
L’azienda Agricola Motte si trova nel territorio del Comune di Langosco (PV) e ricade all'interno di una vasta area, di elevato pregio ambientale, che è stata indicata dalla regione Lombardia come Zona di Protezione Speciale (ZPS) e denominata "Risaie della Lomellina".
Il basso livello di antropizzazione, la scarsa densità abitativa e la presenza di una risicoltura di lunga tradizione sono gli elementi che caratterizzano questa zona.
L' azienda ha un indirizzo colturale eminentemente basato sulla produzione di riso, tuttavia sono presenti anche appezzamenti coltivati a mais e grano introdotti nell'avvicendamento colturale al fine di interrompere la monosuccesione risicola e sfruttare così i benefici naturali della rotazione agraria.
L' Azienda Agricola Motte si propone quindi come partner affidabile per quella fascia di consumatori attenti alla qualità, alla genuinità e alla provenienza dei prodotti alimentari.
In particolare l'Azienda Agricola Motte si rivolge a Gruppi di Acquisto Solidale (G.A.S.), a ristoratori , a piccole comunità e, più in generale a tutti coloro che decideranno, durante una gita tra le Garzaie della Lomellina, di fare una visita in azienda per acquistare un prodotto sano espressione di un territorio e delle sue tradizioni.

Altro discorso riguarda Genova. Città regale, di mare e di luce.
Camminando per le strettissime stradine che scendono verso il porto, attratto dal bagliore di un forno a legna, ho scoperto un luogo speciale… L’Antica Trattoria Sa Pesta.

Appena entrati si viene accolti dal grandissimo forno a legna sulla cui bocca, in grandi teglie di rame stagnato, cuociono farinate di ceci e torte salate di cereali, formaggi e verdure preparate seguendo le antiche ricette della tradizione ligure.

All’interno tutto è rimasto volutamente com’era e ci si accomoda dove si trova posto dividendo il tavolo con altri commensali.
Pochi piatti dai sapori veri ed autentici. Io ho gustato le squisite farinate, le trofie al pesto, le alici al verde ed il baccalà con le patate... Tutto assolutamente da non perdere!

16.2.10

Bistecca di Pesce Spada con spinaci allo zenzero, salsa di soia e sesamo.



Ed eccoci arrivati ad un’ altra parte di me quella che utilizza alimenti, quali lo zenzero e la salsa di soia, estranei alla tradizione della cucina italiana.
Lo zenzero ormai lo si trova molto facilmente e conosciute sono le sue proprietà antiossidanti. Un grosso bicchiere di acqua calda, con del succo di zenzero fresco, bevuto prima dei pasti favorisce e stimola la digestione. La salsa di soia sostituisce il sale oltre che a dare un gusto forte e definito.

2 bistecche di Pesce spada
la buccia di un limone non trattato
1 spicchio di aglio a fettine
un mazzetto di prezzemolo sforbiciato
olio evo
1 cucchiaio raso di semi di sesamo tostati
2 cucchiaio di salsa di soia salata

400gr di spinaci
1 cucchiaio di olio evo
succo da centrifuga di 2 cm di radice di zenzero fresco



Mettete in un piatto dal bordo alto le bistecche di spada con dell’olio evo, l’aglio a fettine sottili, la buccia del limone tagliata a julienne, il prezzemolo e lasciate marinare a temperatura ambiente per almeno un ora.

Nel frattempo cuocete gli spinaci a vapore e sistemateli nei due piatti.
Condite con un cucchiaino di olio evo ed il succo della radice di zenzero. (attenzione perché è molto piccante, vi consiglio di iniziare con un cucchiaino raso e poi aggiungerne altro se necessario).
Non aggiungete sale!

Trascorso il tempo della marinatura riscaldate una padella antiaderente o una griglia e quando sarà calda adagiatevi il pesce e spennellate con il solo sugo della marinatura.
Cuocete per non più di quattro/cinque minuti per lato, a secondo dello spessore delle bistecche, ricordando che è meglio che il pesce rimanga rosato all’interno anziché bianco e asciutto!
Prima di levare il pesce dalla padella spruzzatelo con un goccio di salsa di soia poi conditelo con il sesamo e sistematelo nel piato con gli spinaci.
Finite con l’aglio, il prezzemolo e le bucce di limone e se volete, con altra salsa di soia.

p.s. Ricordatevi di non salare nulla perché la salsa di soia è molto salata.
Quando dovrete marinare del pesce o della carne, e nella marinatura c’è dell’olio, non metteteli in frigorifero perché a bassa temperatura l’olio tende a solidificarsi e non otterrete l’effetto desiderato.

9.2.10

Purè di Cicerchie dell’Alta Murgia con funghi Cardoncelli saltati e scaglie di Pecorino Canestrato di Moliterno


Questo piatto nasce dal ricordo dei sapori di un viaggio nelle fantastiche terre di Puglia e Basilicata.
Città dalle bellezze mozzafiato, paesaggi forti e terra aspra, paesaggi verdi ricchi di uliveti sconfinati e terra rossa, formaggi, verdure, vini, olii, frutta e sapori antichi di millenni da custodire, tramandare e far apprezzare a chi ancora non conosce la saggezza e la forza di questi magici luoghi.

Ingredienti per 4 persone:
250gr di Cicerchie
500gr di funghi Cardoncelli della Murgia
olio extravergine d'oliva qb
1 cipolla bianca
1 spicchio di aglio
1 pizzico di bicarbonato
un cucchiaio di aghi di rosmarino fresco
un cucchiaio di foglie di prezzemolo fresco
scaglie di Pecorino Canestrato di Moliterno

Mettete a bagno le cicerchie per una notte poi scolatele, lavatele e trasferitele in una pentola capiente.
Coprite le cicerchie di acqua e fate si che questa le superi di almeno 2 dita quindi accendete a fiamma forte e portate a bollore.
Appena bolle aggiungete un pizzico di bicarbonato, abbassate la fiamma, girate e togliete la schiuma in eccesso quindi fate cuocere per almeno 90 minuti.
Aggiungete il sale solo a cottura ultimata e controllate che il livello dell’acqua non scenda mai al di sotto delle cicerchie. Ogni volta che sarà necessario aggiungete dell’acqua bollente.
Quando le cicerchie saranno cotte, scolatele dall’acqua in eccesso che terrete da parte, passatele al passa verdura, mettete il purè in una pentola e tenetelo al caldo a bagnomaria.
Se il purè dovesse risultare troppo solido aggiungete un po’ dell’acqua di cottura delle cicerchie.

le cicerchie crude
le cicerchie reidratate e spellate
i cardoncelli
Pulite i funghi con una spazzola e tagliateli a pezzi grossi poi conditeli con la cipolla affettata, l’aglio tritato e gli aghi del rosmarino fresco sforbiciato.
Scaldate, in una padella antiaderente, un cucchiaio di olio evo e quando sarà ben caldo gettate nella padella un pugno di funghi.
Fateli saltare a fiamma vivace e cuoceteli fino a che non sarà completamente evaporata la loro acqua.
Continuate così fino a quando non avrete terminato la cottura di tutti i funghi.
A questo punto suddividete il purè di cicerchie in quattro piatti, aggiungete i funghi, le scaglie di pecorino, qualche foglia di prezzemolo, se volete del peperoncino piccante fresco e servite accompagnando il piatto con del pane tostato e dell’olio extra vergine d’oliva a crudo!

7.2.10

gnocchi di ricotta e spinaci



Izn, del pasto nudo, mi ha messo la pulce nell’orecchio ed oggi mi sono svegliato con l’idea che dovevo fare questi gnocchi per risolvere la questione gnoccosa :-)
(leggete i commenti di questa ricetta)
Volevo degli gnocchi di ricotta che fossero morbidi ma che al tempo stesso non si rompessero in cottura.
Partendo da questa ricetta ho diminuito la farina ed aggiunto il parmigiano ed un albume all’impasto.
L’idea è quella di avere degli gnocchi che siano come l’interno di un raviolo! Per 25 gnocchi:
250 grammi di ricotta di pecora
70 grammi di farina 0
2 cucchiai di parmigiano
1 albume d’uovo
1 pugno di spinaci
sale
ghee*
salvia
parmigiano
pepe
sale
noce moscata

Lavate gli spinaci, asciugateli e tritateli, a crudo, grossolanamente.
Amalgamate la ricotta con la farina, il parmigiano, l’albume d’uovo, gli spinaci e un pizzico di sale senza lavorare troppo l’impasto.
Portate a bollore l’acqua poi salate ed abbassate la fiamma.
Con l'aiuto di due cucchiaini da caffè (non potrete lavorare l'impasto con le mani) formate degli gnocchi e fateli cadere nell'acqua. Dal momento che vengono a galla, prolungate la cottura per altri 3-5 minuti.
Alzateli con un mestolo forato e passateli in un salta pasta dove avrete fatto sciogliere del ghee o del burro condito con delle foglie di salvia fresca, sale, pepe e noce moscata.
Saltate per qualche minuto, aggiungete anche due gocce d’acqua in modo che si formi una squisita emulsione, ed impiattate.
Servite con Parmigiano appena grattugiato.

Potete anche cuocerli prima e poi saltarli in un secondo momento.

*Ghee o burro chiarificato
Si ottiene facendo sciogliere il burro a fuoco bassissimo max. 30 minuti. Una volta sciolto lo si lascia raffreddare poi lo si priva delle impurità che galleggiano in superficie e lo si filtra per 2 volte in un colino a trama sottilissima facendo attenzione a non versare l’acqua e la caseina che dovranno restare sul fondo della pentola in cui si è fatto sciogliere il burro.
La particolarità del ghee è che non brucia quindi adatto a sopportare le cotture più lunghe, per approfondire le notizie leggi qui.

1.2.10

cavolfiore con tripoline, olive di Gaeta e pinoli


Non ci sono mezze misure, il cavolfiore o lo si ama o lo si odia!
Qualche giorno fa camminando per Napoli, sono entrato in un palazzo attratto dal bellissimo cortile che si intravedeva dalla strada.
Appena due passi dopo il portone, ho sentito l’odore del cavolfiore ed immediatamente la mia memoria è andata indietro nel tempo ai ricordi di quando da bambino andavo a trovare mio padre in ufficio e Zi Marì (la portiera) un giorno su due cucinava il cavolo il cui profumo si diffondeva dalla sua cucina in tutto il palazzo.
Questa che ho scritto sotto è la versione classica, un po’ brodosa, ma se volete potete ridurre al minimo la quantità di acqua e ottenere un sugo con cui condire la pasta.

Per 4 persone
Un cavolfiore da 1kg
3 cucchiai di olio evo
1 spicchio di aglio
10 olive di Gaeta snocciolate
2 cucchiai di pinoli
acqua bollente q.b.
150gr di tripoline spezzate
pepe nero
peperoncino piccante fresco

Lavare e con le mani ridurre in cimette il cavolfiore.
In una pentola capiente far soffriggere lo spicchio di aglio in tre cucchiai di olio extravergine d’oliva.
Quando l’aglio sarà biondo unire i pinoli e dopo poco le olive snocciolate e tagliate a metà.
Lasciare cuocere per un paio di minuti ed aggiungere il cavolfiore poi tanta acqua quanto basta a coprire il cavolo.
Quando il cavolfiore sarà cotto unire nella stessa pentola la pasta e se necessario altra acqua bollente.
Portare a cottura e prima di servire spolverizzate con del pepe nero e del peperoncino piccante fresco.