14.6.14
27.2.14
Eccellenze campane = Deficienze campane
Deficienza = Mancanza (specificabile con in o di) che rende
qualcosa inadeguato alle funzioni che deve espletare o al fine per cui è stato
creato, più in generale, scarsità, carenza, lacuna.
La mia critica non va a coloro che hanno, con entusiasmo,
aderito a questo progetto ma alle persone che sono state capaci di realizzarlo in
modo totalmente distorto rispetto al nome che avevano deciso di conferirgli in
fase di concepimento.
Dal sito di “Eccellenze campane” leggo:
Dopo aver visitato questo luogo, alla luce di quanto scritto
sopra, mi chiedo quale sia il senso della sua esistenza.
La maggior parte dello spazio è riservato ai ristoratori
che però, malgrado la struttura rimanga aperta dalle 7 alle 23, osservano
rigorosamente gli orari di un normale ristorante.
Questo significa che, se decidi di andare a “Eccellenze
campane” alle 16.30 non avrai molto da fare.
Ha orari da supermercato ma non lo è, vista la ridottissima
offerta di eccellenze.
Un banco macelleria decisamente scarno, niente frutta,
niente ortaggi e niente pesce, benché la Campania sia una regione che potrebbe
sprofondare sotto il peso delle eccellenze!
Non esiste un bookshop e c’è solo un’area bar/pasticceria.
E poi mi chiedo… Possono mai un esponente per settore
rappresentare l’eccellenza del loro comparto?
A mio parere sembra un progetto presuntuoso e
mortificante al tempo stesso.
Ed ancora, volumi ridottissimi e caotici, mancanza di
spazi all’aperto, architettura d’interni copia copiella di imprese meglio
riuscite, location inesistente e purtroppo brutta in una via Benedetto Brin che,
inutile illudersi, neanche tra 1000 anni potrà offrire un volto migliore di se.
Ancora una volta un’occasione persa!
Una buona idea mal realizzata che poteva essere un polo
di attrazione turistica, se il complesso fosse stato concepito per la stazione
marittima o ferroviaria, e che invece finirà per funzionare solo come
alternativa del sabato sera per quanti potranno permettersi di raggiungere questo
luogo con la propria auto con il solo scopo di mangiare una pizza.
Francesco Tramontano
Francesco Tramontano
30.8.13
Prodotti della Campania
A proposito dei prodotti
della Campania, ecco cosa scriveva Settimia Cincinnati in Mangiamo così.
Edizioni del Delfino - Napoli, 1977
Edizioni del Delfino - Napoli, 1977
Cucina povera, quella della Campania, ma estrosa e piccante: non possiede magnificenza di carni, ma abbonda di ortaggi, non ha la spinta della golosità, ma fa gustare semplici e direi spiritose combinazioni. Di fronte alla sontuosa bistecca fiorentina da seicento grammi, la fetta di pane "cafone" con un pomodoro e una foglia di basilico non è da meno, per sapore e odore.
Ma
quanta ricchezza vegetale in quella che un tempo fu Campania Felix! Quanta vita
nelle “spaselle” riboccanti di pesce
portate a riva dalle paranze e dalle lampare! Quale semplicità arcadica nei
latticini nati forse nelle grotte del cavernicolo ed ora dilaganti in tutto il
mondo! Quale monumento i maccheroni, “cibo
divino”!
Ecco
i nostri tesori: le aragoste di Ponza,
le ostriche del Fusaro, i pomodori e i peperoni dell’agro nocerino, le
castagne, noci e nocciole dell’Avellinese, i latticini del Salernitano, i
limoni, l’olio e il burro di Sorrento, le alici salate di Cetara, i cedri di
Sapri, i meloni di Marigliano, i fichi e le olive del Cilento, le fragole di
Afragòla, le mele di Melizzano, le pesche di Calvizzano, le cipolle “della
Rocca” di Cicciano, i tòtani di Capri, il capocollo di Montesano e di Mugnano
del Cardinale, l’aglio del Nolano… e poi un mare di ortaggi – piselli,
fave, fagiolini, zucchini, asparagi, cavolfiori, carciofi, zucche, ceci – di verdure
di ogni specie dai broccoletti al basilico, una gloria di aranceti e frutteti e
oliveti in ogni angolo della Campania.
Ecco
i dolciumi, i torroni, i liquori del
Beneventano, il trionfante nocillo e le centerbe conventuali; ecco i grandi
vini cari ad Orazio ed Apicio; i latticini di bufale vaganti nella piana di
Pesto e nel Giuglianese… che più? La pasta, scusate se è poco: i
maccheroni, i vermicelli, i fusilli carissimi perché ancora lavorati a mano,
col ferro da calza; pasta di ogni forma e grandezza, creata con la fantasia e l’oro
di Napoli, cioè le innate sobrietà e pazienza della nostra gente.
E
non dimentichiamo i capretti, i maiali, i conigli, il pollame, tutto il
bestiame di serie B che pure dà alla Campania vivande squisite e insaccati
famosi.
Questo
volevamo ricordare a quanti leggeranno questo libro dedicato con amore alla
terra che ci ha visto nascere e della quale non finiremo mai di apprezzare i
doni.
Iscriviti a:
Post (Atom)