27.2.14

Eccellenze campane = Deficienze campane



Deficienza = Mancanza (specificabile con in o di) che rende qualcosa inadeguato alle funzioni che deve espletare o al fine per cui è stato creato, più in generale, scarsità, carenza, lacuna.

La mia critica non va a coloro che hanno, con entusiasmo, aderito a questo progetto ma alle persone che sono state capaci di realizzarlo in modo totalmente distorto rispetto al nome che avevano deciso di conferirgli in fase di concepimento.
Dal sito di “Eccellenze campane” leggo:
Dopo aver visitato questo luogo, alla luce di quanto scritto sopra, mi chiedo quale sia il senso della sua esistenza.
La maggior parte dello spazio è riservato ai ristoratori che però, malgrado la struttura rimanga aperta dalle 7 alle 23, osservano rigorosamente gli orari di un normale ristorante.
Questo significa che, se decidi di andare a “Eccellenze campane” alle 16.30 non avrai molto da fare.
Ha orari da supermercato ma non lo è, vista la ridottissima offerta di eccellenze.
Un banco macelleria decisamente scarno, niente frutta, niente ortaggi e niente pesce, benché la Campania sia una regione che potrebbe sprofondare sotto il peso delle eccellenze!
Non esiste un bookshop e c’è solo un’area  bar/pasticceria.
E poi mi chiedo… Possono mai un esponente per settore rappresentare l’eccellenza del loro comparto?
A mio parere sembra un progetto presuntuoso e mortificante al tempo stesso.
Ed ancora, volumi ridottissimi e caotici, mancanza di spazi all’aperto, architettura d’interni copia copiella di imprese meglio riuscite, location inesistente e purtroppo brutta in una via Benedetto Brin che, inutile illudersi, neanche tra 1000 anni potrà offrire un volto migliore di se.
Ancora una volta un’occasione persa!
Una buona idea mal realizzata che poteva essere un polo di attrazione turistica, se il complesso fosse stato concepito per la stazione marittima o ferroviaria, e che invece finirà per funzionare solo come alternativa del sabato sera per quanti potranno permettersi di raggiungere questo luogo con la propria auto con il solo scopo di mangiare una pizza.

Francesco Tramontano

30.8.13

Prodotti della Campania



A proposito dei prodotti della Campania, ecco cosa scriveva Settimia Cincinnati in Mangiamo così.
Edizioni del Delfino - Napoli, 1977



Cucina povera, quella della Campania, ma estrosa e piccante: non possiede magnificenza di carni, ma abbonda di ortaggi, non ha la spinta della golosità, ma fa gustare semplici e direi spiritose combinazioni. Di fronte alla sontuosa bistecca fiorentina da seicento grammi, la fetta di pane "cafone" con un pomodoro e una foglia di basilico non è da meno, per sapore e odore.
Ma quanta ricchezza vegetale in quella che un tempo fu Campania Felix! Quanta vita nelle “spaselle” riboccanti di pesce portate a riva dalle paranze e dalle lampare! Quale semplicità arcadica nei latticini nati forse nelle grotte del cavernicolo ed ora dilaganti in tutto il mondo! Quale monumento i maccheroni, “cibo divino”!
Ecco i nostri tesori: le aragoste di Ponza, le ostriche del Fusaro, i pomodori e i peperoni dell’agro nocerino, le castagne, noci e nocciole dell’Avellinese, i latticini del Salernitano, i limoni, l’olio e il burro di Sorrento, le alici salate di Cetara, i cedri di Sapri, i meloni di Marigliano, i fichi e le olive del Cilento, le fragole di Afragòla, le mele di Melizzano, le pesche di Calvizzano, le cipolle “della Rocca” di Cicciano, i tòtani di Capri, il capocollo di Montesano e di Mugnano del Cardinale, l’aglio del Nolano… e poi un mare di ortaggi – piselli, fave, fagiolini, zucchini, asparagi, cavolfiori, carciofi, zucche, ceci – di verdure di ogni specie dai broccoletti al basilico, una gloria di aranceti e frutteti e oliveti in ogni angolo della Campania.
Ecco i dolciumi, i torroni, i liquori del Beneventano, il trionfante nocillo e le centerbe conventuali; ecco i grandi vini cari ad Orazio ed Apicio; i latticini di bufale vaganti nella piana di Pesto e nel Giuglianese… che più? La pasta, scusate se è poco: i maccheroni, i vermicelli, i fusilli carissimi perché ancora lavorati a mano, col ferro da calza; pasta di ogni forma e grandezza, creata con la fantasia e l’oro di Napoli, cioè le innate sobrietà e pazienza della nostra gente.
E non dimentichiamo i capretti, i maiali, i conigli, il pollame, tutto il bestiame di serie B che pure dà alla Campania vivande squisite e insaccati famosi.
Questo volevamo ricordare a quanti leggeranno questo libro dedicato con amore alla terra che ci ha visto nascere e della quale non finiremo mai di apprezzare i doni.