Galleria
Lia Rumma Via Vannella Gaetani 12 – 80121 Napoli
Orari
galleria: martedì-sabato 11.00-14.00 / 15.00-19.00
Domenico Antonio Mancini (Napoli, 1980), Michele
Guido (Aradeo, Lecce 1976), Luca
Monterastelli (Forlimpopoli,
1983), sono chiamati ad indagare la possibilità di attivare reciproche risonanze
tra i loro lavori e gli ambienti della galleria Lia Rumma di Napoli.
I
tre artisti intendono far risuonare quelle stanze sature di memorie,
sedimentate nel tempo, innescando un’accelerazione improvvisa di significato
per quei segni ivi custoditi. Il processo per il quale più fenomeni psichici si
associano gli uni agli altri secondo criteri di somiglianza e non di contiguità,
come accade nella risonanza fisica, appunto, li guiderà nel costruire una vera
e propria architettura di relazioni, una macchina in grado di mettere in
comunicazione ambiti storici e geografici differenti, un sistema capace di
esplicitare nessi spaziali e fisici, fra interno ed esterno, fra usi pubblici e
usi privati, fra natura e artificio. Tutto questo vuol dire progettare
connessioni tra organizzazioni sociali, estetiche e comportamentali.
Un
progetto interstiziale di mediazioni e legami fra contesti morfologicamente
differenti, capaci di istituire forti relazioni in sezione verticale ed
orizzontale con gli strati del contesto culturale esaminato.
Per
queste ragioni non è possibile descrivere la mostra per come i visitatori la
potranno ponderare a partire dal giorno di apertura al pubblico, se non
raccontandola come un fantastico fenomeno, aperto ad evoluzioni indicibili se
indicibile è l’arte visiva nella misura in cui prende coscienza del debito e
della conseguente necessità di confronto col mondo formale di valori espressivi
predeterminati, vengano questi dal passato o dal presente.
Sulla
base di questa consapevolezza gli artisti non hanno dato un titolo alla mostra.
La
tensione espressa nel dare comunque un’impronta autonoma al proprio linguaggio,
spinge questi artisti a dare maggiore impulso all’attività mnemica, al fine di
fare i conti, in tutta sincerità, con le forme predeterminate della cultura
visiva.
La
memoria degli eventi si condensa nelle immagini e nei segni-oggetto prodotti
dagli artisti, questi diventano il luogo in cui più direttamente precipita e si
condensa la memoria degli eventi, la memoria sociale che in determinate
circostanze può essere riattivata e scaricata.
Marco Tagliaferro
Il
napoletano Domenico Antonio Mancini
ha interpretato la galleria Lia Rumma, facendo un lavoro a memoria, e cioè
lavorando sull’idea dello spazio cambiato e modificato nel tempo, riportando al
primo piano gli uffici, dove invece oggi c’è la galleria. L’artista ha così ricollocato
in un’itera sala, ricostruendola in cartone bianco disegnato e tagliato a
misura, la scaffalatura di mensole di Alvar Alto, con tutti i suoi faldoni dell’archivio
della galleria. Contenitori che come scrigni custodiscono foto e documenti di
tutte le mostre, insieme alle biografie dei tanti artisti passati da Napoli ed
in quel luogo.
da: Lia
Rumma “si mette” in mostra l’opera è lo spazio della galleria
di Renata Caragliano
di Renata Caragliano
Domenico Antonio Mancini
installation view - photocredit Giusva Cennamo - studio
fotografico Primo Piano
Lia Rumma Gallery, Naples, May 15 - July 20, 2013 |
Michele Guido ha invece
costruito un “Tempio di Venere” che s’inserisce perfettamente nella sala
voltata dove una volta c’era la camera da letto di Lia Rumma. E’ un lavoro
poetico tra natura e architettura che caratterizza la cifra stilistica di questo
artista. La foto stratigrafica della sezione della pianta grassa euphorbia
genera una struttura geometrica dalla quale nascono i vari livelli per la base
del tempio. In ogni vertice trovano luogo colonne create dal calco in gesso
della sezione di uno stelo del fiore di loto, mentre sulla lastra di vetro in
cima al tempio, sono incise le aiuole del giardino generato sempre dalla foto
iniziale.
da: Lia
Rumma “si mette” in mostra l’opera è lo spazio della galleria
di Renata Caragliano
di Renata Caragliano
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