Eccomi
a scrivere di emozioni, sentimenti e ricordi che mi accompagnano lungo il
percorso di questa professione un po’ fuori dagli schemi, fatta di cucine,
persone, arte, incontri, odori, profumi, tradizioni e la consapevolezza di
voler condividere tutto ciò con un numero sempre crescente di amici.
Michelangelo
Iacono è giovanissimo, è un ragazzo entusiasta della vita, curioso delle cucine
altrui, è una persona forte ed anche molto sensibile.
Con
lui si può discutere di tutto ma soprattutto è bello ascoltarlo quando parla,
con una convinzione da adulto, dell’amore per il luogo in cui è nato, del suo
impegno nel sociale e delle tradizioni della sua Fontana (Serrara – Fontana,
Isola d’Ischia).
Qualche
tempo fa, prima di una mia partenza da Ischia, mentre ci salutavamo, lui mi ha
guardato dritto negli occhi e con quel sorriso di chi vuol suggerirti qualcosa,
mi ha detto… Francè, scrivi della mia vita sul tuo blog!
Stesso
quella sera gli ho mandato un messaggio in cui gli dicevo che sarei stato
felicissimo ma che nessuno meglio di lui poteva parlare di se stesso.
Dopo
un breve scambio di messaggi, Mike ed io, abbiamo deciso che sarà lui, in prima
persona, a raccontarci le sue origini e la storia della tradizione del coniglio
all’ischitana.
Buona
lettura, Francesco Tramontano
Per la photogallery si ringrazia
l'associazione Pro Serrara Fontana
La storia della
tradizione del coniglio all’ischitana, di Michelangelo Iacono
Fontana
è una piccola frazione del comune di Serrara Fontana ad Ischia.
Fontana è una piccola frazione del comune di Serrara Fontana ad Ischia.
Anticamente
denominata "merecoppe”, si, perché prima l'isola d'Ischia era divisa in due
"merecoppe" e "merevascio".
La
prima stava per mare di sopra (zona collinare) ricca di vegetazione e bestiame,
ottima uva e soprattutto grandi fosse nei boschi per conservare la neve utile
in estate.
Battuta di caccia in zona “marecoppe”
|
La chiesa di San Nicola sul Monte Epomeo
|
Momento della vendemmia |
La
seconda stava per mare di giù (zona sul mare), ricca di pescatori e quindi con
tanto pesce e di tutto ciò che si poteva prendere dal mare.
In
questa piccola isola, bellissima e soprattutto verde, avveniva un vero e
proprio "baratto".
Gli
abitanti della zona alta "merecuppesi" scendevano a "valle"
per portare i propri prodotti (funghi, ortaggi, verdure, conigli...) e
scambiavano le loro pietanze con i pescatori vivendo cosi autonomamente anche
se, su un’isola...
Insomma
ad Ischia non mancava proprio niente, c'era tutto anzi si esportava il vino in
terraferma.
Discesa a valle di un “marecuppese”
|
Nel vigneto
|
Ecco
il vino, ingrediente fondamentale del piatto di cui sono orgoglioso di
conoscere e forse di saper fare abbastanza bene... il coniglio all'ischitana!
Il
coniglio era ed è sacro qui da me! L'undicesimo comandamento a Fontana è:
"mangia
il coniglio la domenica, e in ogni occasione di festa".
E'
tradizione, infatti, fare il coniglio quando ci sono ospiti a casa o quando ci
si riunisce per una festa!
Oggi
non esiste quasi più il coniglio allevato nelle "fosse" o nelle
"cajole" ma prima ce ne erano tanti di allevatori e mio nonno era uno
di quelli!
Il
nonno mi faceva prendere il coniglio più grosso nella “cajola”.
Io
ero scaltro e mingherlino e riuscivo a beccare il coniglio per le orecchie e non
appena l’avevo preso, mio nonno era molto attento a toccare la pancia
dell'animale per controllare se era una CUNEGLIA FEMMINA e se era PRENA (se era
gravida). In quel caso il mio gioco iniziava di nuovo, dovevo lasciarla e
puntare su un altro coniglio!
Il
nonno allevava i conigli avendo cura di nutrirli con determinati tipi di erbe
tra cui i "palieri" e le "fasolare".
Ci
sono delle foto che raccontano un pò dei miei antenati impegnati nella raccolta
di erba e nella vendemmia, di cui una bellissima immagine che mostra come il
coniglio veniva allevato in casa!
Conigli allevati in casa |
Indubbiamente
il profumo del vino che sfuma il coniglio insieme alle erbette è quello che mi
fa rivivere i miei nonni e quei momenti della mia infanzia! Credo di essere
fortunato ad aver vissuto delle cose di questo tipo, infatti, mio nonno mi ha
trasmesso l'amore per la natura, per l'agricoltura e per le cose genuine del
tempo che fu.
Nella
sua ignoranza mi ha insegnato tante cose e quante, me ne avrebbe potuto insegnare
ancora...
Personalmente
sono orgoglioso di essere un "merecuppese" e ne sono fiero!
Amo,
infatti, definirmi tale…
Tutti
mi chiedono quale sia il trucco per un buon coniglio, io rispondo sempre allo
stesso modo "passione e pipernia".
La
pipernia è una specie di timo che io metto nel pesto di erbette rigorosamente
spestato a mano in un mortaio di legno!
Cerco
di mantenere integre le tradizioni di questa pietanza rispettando tutte le usanze,
avendo cura della cottura, lenta, magari su una vecchia cucina a legna e magari
in un tegame di terracotta.
I
pezzi pregiati di quest’animale sono gli intestini, le interiora, la testa e soprattutto
la gamba di dietro!
-
La gamba di dietro va imbottita con aglio, prezzemolo, sale doppio, peperoncino.
- L'intestino
va prima messo a macerare in sale doppio e succo di limone per disinfettarlo e
infine sciacquato e risciacquato con vino per poi avvolgerlo intorno ad un bel
gambo di prezzemolo.
- Il
fegato va cotto alla fine della cottura dell'intero animale per mantenerne la
fragranza e il sapore.
- La
testa è la parte che darà sapore a tutto il sugo.
- "il
mascariello" e il "cervello" sono le parti che vengono dati ai
bambini, pezzi che daranno un vero e proprio battesimo del coniglio, per poi
passare alla gambetta piccola che li accompagnerà sino all'età di otto-dieci anni
per poi passare ai pezzi più grossi, come una vera e propria gerarchia
conigliale!
E’,
infatti, un rito "salire di livello" a secondo dell'età!
In
sintesi s’inizia che si è bambini mangiando il mascariello, poi si mangia la
gambetta, poi il pezzo di mezzo, infine il capo famiglia… la coscia grande!
Io
venticinquenne sto nella fase del pezzo di mezzo per farvi capire!
Io
oggi non sono qui per scrivere la ricetta del coniglio all'ischitana, perché ne
troverete svariate e tutte diverse, sono qui solo per farvi capire l'importanza
che questo piatto ha per noi isolani e quanto a me personalmente fa
"viaggiare" attraverso odori, ricordi, tradizioni e passioni che mi
accomuna a tutti i miei colleghi che fanno questo lavoro prima per amore e poi
per gioco, e chi come me e Francesco ci buttano dentro anche un po’ di anima ed
emozioni... Grazie Francesco.
Michelangelo
Iacono
"il
merecuppese"
Nessun commento:
Posta un commento
commenta